Luigi Di Maio è stato richiamato al suo dovere e oggi è stato in audizione davanti alle commissioni riunite Affari esteri e Difesa di Camera e Senato per riferire sulla situazione in Afghanistan. Le foto al mare in Puglia nel giorno di ferragosto mentre in Afghanistan si scatenava il disastro hanno avuto conseguenze sul ministro degli Esteri che, infatti, dopo l'esplosione della polemica è tornato in fretta e furia alla Farnesina.
Come riferisce Domenico Di Sanzo su il Giornale in edicola oggi, l'entourage di Luigi Di Maio ha fatto quadrato attorno a lui, sottolineando che il ministro stava svolgendo il suo lavoro anche dalla sdraio della spiaggia salentina. Sarà sicuramente così, ma la gaffe del ministro degli Esteri a mollo nel mare e impegnato in sorridenti chiacchiere in riva al mare ha lasciato il segno. Per vedere Luigi Di Maio in aula, però, sarà necessario attendere il prossimo 7 settembre, quando la conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha deciso che il ministro dovrà riferire sulla crisi afghana. A questo appuntamento potrebbe partecipare anche il ministro della Difesa Lorenzo Guerini.
"Necessaria una riflessione"
Intanto, all'audizione davanti alle commissioni riunite Affari esteri e Difesa di Camera e Senato, circa 90 parlamentari che non sono potuti essere fisicamente a Roma si sono collegati da remoto. "Un'attenzione che segna la volontà del Parlamento di seguire in modo adeguato gli eventi in Afghanistan", ha dichiarato Piero Fassino, presidente della Commissione Esteri della Camera, in apertura dei lavori. "A tempo debito, non potremo e non dovremo esimerci - come Occidente, come Europa, come Nato - da una riflessione approfondita sulle lezioni da apprendere. Una riflessione che deve partire dal riconoscimento obiettivo delle nostre responsabilità, ma anche dalla consapevolezza di non essere stati in Afghanistan invano", ha esordito Luigi Di Maio.
Il ministro degli esteri ha sottolineato che "la fragilità delle istituzioni afgane è sotto gli occhi di tutti, ma in questi 20 anni abbiamo contribuito a mantenere la stabilità regionale, contrastare il terrorismo, favorire più istruzione, diritti e libertà per il popolo afgano. È proprio questa consapevolezza a spronarci a fare il possibile perché quei diritti non vengano ora brutalmente cancellati". Di Maio ha ribadito che "lo dobbiamo soprattutto alle afghane e agli afgani, e ai tanti italiani - diplomatici, militari, operatori della società civile - che hanno lavorato instancabilmente e persino sacrificato la loro vita per offrire un futuro migliore all'Afghanistan. A loro va il nostro ricordo e la nostra gratitudine". Quindi, il ministro ha ricordato i "servitori dello Stato e del bene comune che hanno aiutato il popolo afghano in questi venti anni e che in queste ore stanno continuando a dare il massimo a Kabul, nonostante condizioni drammatiche".
"Aumento delle risorse per la cooperazione allo Sviluppo"
Luigi Di Maio, quindi, ha dichiarato: "Abbiamo proposto di inserire in legge di bilancio l'aumento del 30 per cento quest'anno e del 50 per cento l'anno prossimo dei fondi per la cooperazione allo Sviluppo. Spero che il Parlamento approvi l'aumento di questi fondi". Intanto, come riferito dal ministro, "nella visione italiana, l'approccio della comunità internazionale, a cominciare dall'Europa, dovrebbe articolarsi attorno a cinque priorità: protezione dei civili, tutela dei diritti umani, gestione dell'impatto migratorio, accesso umanitario, contrasto al terrorismo". Tutto questo senza dimenticare che "la priorità più urgente è quella di realizzare il maggior numero possibile di evacuazioni e proteggere i civili".
In audizione, Luigi Di Maio ha riferito che sono finora 2.700 gli afghani evacuati, un numero destinato ad aumentare, con altri 1.000 pronti a partire. Gli italiani che l'hanno richiesto hanno lasciato tutti il Paese ma i tempi stringono per completare le operazioni, perché "dopo che gli americani avranno lasciato l'aeroporto di Kabul - la data ipotizzata per ora è a fine mese - non sarà comunque possibile, né per noi né per alcun Paese dell'Alleanza, mantenere una qualunque presenza". Qualunque azione dovrà essere coordinata con le interforze: "Occorrerà che l'Unione Europea assuma un forte impegno a tutelare chi fugge dal regime talebano".
"Giudicare i talebani dalle azioni e non dalle parole"
La situazione nel Paese è complicata e in merito ai talebani, Luigi Di Maio ha voluto precisare: "Giudicheremo i talebani dalle azioni, non dalle parole. In alcune città stanno tornando decisioni inaccettabili, come i matrimoni forzati e l'istruzione negata alle ragazze". Azioni che al momento non sono in linea con quelle di una società civile, visto che "in alcune città dell'Afghanistan i talebani stanno tornando a imporre pratiche inaccettabili quali i matrimoni precoci e forzati e a negare alle donne i più elementari diritti, a cominciare dall'istruzione".
La sicurezza in Afghanistan è cruciale per scongiurare una nuova stagione mondiale del terrore: "Non possiamo permettere che il Paese torni ad essere un rifugio sicuro e un terreno fertile per gruppi terroristici, una base da cui pianificare attacchi e una minaccia alla sicurezza internazionale". Di Maio ha sottolineato che "Al Qaeda, pur indebolita, è ancora viva e può contare sull'ambiguità del rapporto coi Talebani e sulla loro incapacità di controllare efficacemente l'intero territorio afghano. Daesh, al contrario, si è sempre mantenuto su posizioni antagoniste".
"Nessun'alternativa all'alleanza Atlantica"
Le operazioni in Afghanistan sono ora prioritarie, anche perché "l'Italia ha investito molto in Afghanistan, in risorse, uomini e progetti. Per questo, anche come Presidenza G20, abbiamo una responsabilità importante nel favorire un consenso internazionale sui punti chiave della strategia da adottare. Auspico che il Governo possa contare, a sostegno della sua azione, su una posizione coesa del Parlamento". Il ministro degli Esteri ha criticato l'attuale dibattito pubblico sulla questione afghana: "Sta tornando di moda una narrazione semplicistica e parziale della realtà, che punta il dito contro un unico Paese: gli Stati Uniti. E oggi contribuisce a fomentare pulsioni antioccidentali, anche nell'opinione pubblica europea.
Peraltro, in un momento di grande fragilità collettiva legata alla pandemia. Chi indebolisce la comunità euro-atlantica deve essere consapevole che ad essa non vi sono alternative". Quindi, ha concluso: "Finita questa Alleanza non ve ne sarà un'altra"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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