Psicotico, schizofrenico, paranoico. Ma a piede libero. E nessuno sa da quando. Francia sotto choc, di nuovo ferita nell'orgoglio. E Italia sotto accusa per aver accolto un maliano il 22 agosto 2016. Che ieri mattina, alle 7,50, ha accoltellato tre persone alla Gare de Lyon di Parigi: una è gravissima. Armato di lama e di un martello, dopo aver dato alle fiamme il suo zainetto lasciato sulle scale mobili, Sagou Gouno Kassogue, 32 anni, è sceso nel sotterraneo della stazione tra clienti dei negozi e pendolari. Ha colpito senza dire una parola.
A Parigi, spiega il prefetto di polizia Laurent Nuñez, i controlli in stazione c'erano. Ma a fermarlo è stato in primis il coraggio di un passante. Che è stato colpito all'addome. Kassogue stava per scagliare un martellata contro una donna: attacco «estremamente violento», hanno raccontato i testimoni; voleva «uccidere delle persone», riporta la polizia dopo il fermo.
Sembrerebbe il solito «folle». O forse è la Francia di Macron che prova a ridimensionare l'accaduto a meno di sei mesi dalle Olimpiadi di Parigi. L'inchiesta è per «tentato omicidio». Poi, sul posto, il prefetto Nuñez gela tutti: «Pista terroristica non ancora scartata». E soprattutto salute mentale di Kassogue compatibile con l'arresto.
Nel frattempo, su TikTok venivano scoperti suoi filmati riconducibili al salafismo, la corrente in cui certi martiri di Allah si sono «formati». Molti video sono a sfondo religioso. In altri se la prende con la Francia, «il peggior nemico dell'Africa che tratta gli africani come animali». A inizio dicembre, in uno pregava: «Che Allah possa accogliermi nel suo paradiso tra tre mesi». Il dossier non è in mano all'antiterrorismo solo perché Kassogue non ha mostrato segni di religiosità nell'attacco. Non c'è stato, insomma, il grido «Allah u Akbar».
Sui social cresce la polemica: perché sempre ieri, a Lione, è stato fermato pure un 28enne, Sofiane K., mentre minacciava passanti con un coltello di 20 cm. Schedato Fiche S., pericoloso e radicalizzato islamico; trattamenti per «turbe psichiatriche» erano stati decisi pure per lui, in una Francia che a inizio anno ha abbassato il livello di allerta terrorismo a intermedio.
E mentre Oltralpe si riapre il dibattito sull'ipotesi di piazzare preventivamente dietro le sbarre i radicalizzati, anziché controllarli a fatica, la lente si sposta sull'Italia, e sulle tappe del maliano della stazione. Come è arrivato a Parigi, Kassogue? Apparentemente in treno, da Torino. Prima ha attraversato l'Africa, il Mediterraneo, dal Mali centromeridionale (Mopti). Poi, dopo lo sbarco a Pozzallo (Ragusa), l'Italia intera. Fino alle porte del capoluogo piemontese, nel comune di Montalto Dora, dove ha ottenuto nel 2019 un permesso di protezione sussidiaria, una cooperativa nel Canavese, una parrocchia, a Saluzzo nel giro dei braccianti.
Testimoni affermano d'averlo visto lavorare in un punto Brico di Torino fino al giugno scorso. Poi le tracce si perdono. Parla su TikTok e va in Francia da senza fissa dimora. In tasca, un documento valido: italiano. Recita: Classe 1992.
Farmaci vari, patente, e quella carta di protezione che gli consente di spostarsi liberamente nell'Ue; rilasciata dalla commissione territoriale di Torino in ragione del «contesto di violenza generalizzata nella regione di provenienza e delle condizioni di fragilità legate a una grave patologia da cui era affetto». Dall'igiene mentale al terrorismo? La già azionata collaborazione italo-francese dovrà dirlo. Lui sta parlando con gli inquirenti.
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