Un conto da pagare fino a 30 miliardi di euro. Questa è la stima solo di alcune delle promesse elettorali più altisonanti del Partito democratico, che tuttavia continua ad accusare la flat tax di essere finanziariamente irrealizzabile. Sulla tassa piatta del centrodestra, infatti, esistono diverse stime in rete o sui giornali più o meno credibili, ma chissà perché c'è poco o nulla sulle (tante) promesse elettorali di Enrico Letta.
Per arrivare ai circa 30 miliardi, abbiamo conteggiato la selva di bonus e le mance dal retrogusto elettorale.
Uno dei cavalli di battaglia del segretario dem, per esempio, è la proposta di elargire una mensilità in più contro il caro vita. Sul programma, si legge dell'intenzione di «aumentare gli stipendi netti fino a una mensilità in più, con l'introduzione progressiva di una franchigia da 1.000 euro sui contributi Inps a carico dei lavoratori dipendenti e assimilati», destinando a tale scopo il recupero di evasione fiscale fissato come obiettivo dal Pnrr entro il 2024 (la cifra è di dodici miliardi, anche se potrebbe essere una stima un po' troppo conservativa).
Un altro punto del programma sono i ritocchi di stipendio per la categoria degli insegnanti al livello medio dei colleghi europei. In questo caso, la stima di spesa ce la dà Letta stesso, che su Twitter ha già previsto un esborso fino agli 8 miliardi. Il conto, però, si legge sempre sul programma, arriva a 10 miliardi se si includono edilizia scolastica sostenibile, libri gratuiti, mense e trasporti pubblici gratis per gli studenti con redditi medi e bassi.
Il libro dei sogni non si ferma qui: i dem vorrebbero istituire una dote per i 18enni. In pratica, in base all'Isee familiare, verrebbe elargita una somma di 10mila euro a ragazzo in corrispondenza del passaggio alla maggiore età. Costi? Il riferimento all'Isee lascia intendere che non per tutti ci sarebbe il massimo del tesoretto, però considerando che i 18enni italiani a oggi sono numericamente ben oltre il mezzo milione, è ragionevole pensare un esborso di circa 5 miliardi di euro annui per le casse pubbliche. Fino a qui, siamo arrivati intorno ai 27 miliardi. C'è poi da aggiungere una serie di altri provvedimenti per i quali è alquanto difficile stimare la spesa, ma che verosimilmente potrebbero valere alcuni miliardi tutti insieme: dai trasporti pubblici gratis per i nuclei familiari a redditi medi e bassi, al fondo nazionale per i viaggi studio, al contributo agli affitti di 2mila euro per gli under 35.
Nel libro dei sogni dem figura inoltre la proposta per rendere pogressivamente gratuiti i servizi educativi da 0-3 anni per i nuclei familiari a basso Isee. Il conto complessivo, quindi, dovrebbe arrivare intorno ai 30 miliardi.
E la flat tax? La versione al 23% proposta da Forza Italia, secondo diverse stime, si aggirerebbe intorno ai 30 miliardi; fermo restando che, anche in questo caso, in base a come verrà formulata la cifra potrebbe essere anche inferiore.
Stiamo parlando pertanto di cifre paragonabili. E, se le misure del Pd sono realizzabili, non si capisce perché non dovrebbe esserlo la tassa piatta che, peraltro, presenta diversi vantaggi rispetto alla mera politica dei bonus. Da un lato, infatti, tasse più basse dovrebbero portare a un tasso di evasione inferiore (come suggerito anche dalla famosa curva dell'economista Arthur Laffer). Dall'altra, più soldi nelle tasche dei cittadini si tradurrebbero in maggiore gettito da Iva per lo Stato. Da non dimenticare, infine, che una crescita del Pil farebbe aumentare anche i redditi e la base imponibile dell'Irpef.
Lo choc fiscale arriverebbe quindi a innescare un volano per l'economia
italiana. Si parla peraltro di un effetto che non sarebbe una tantum, come i tanti e costosi bonus visti nel corso della legislatura che sta andando a chiudersi, ma sarebbe strutturale e a vantaggio di tutti i cittadini.
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