"Quello di Mantovani è un arresto implausibile"

L'ex presidente delle Camere penali di Milano Nardo: gli impegni del Gip non giustificano 13 mesi di ritardo

"Quello di Mantovani è un arresto implausibile"

«È un arresto che suona male». L'avvocato milanese Vinicio Nardo non sembra sorpreso dal clamore che il blitz che ha portato in carcere il potente vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani (Forza Italia), a distanza di ben 13 mesi dalla richiesta della misura cautelare, sta suscitando a palazzo di Giustizia. «È una cosa eccessiva anche rispetto alla prassi - sottolinea l'ex presidente delle Camere penali - gli impegni di lavoro del Gip non giustificano questo lasso di tempo tra la richiesta di arresto e l'ordinanza. D'altronde, più tempo passa più vengono meno le istanze alla base del presupposto della custodia cautelare, vale a dire il pericolo di reiterazione del reato, l'inquinamento delle prove e la fuga all'estero». Poi Nardo fa una riflessione più amara sulla giustizia: «Si fa tanto per mettere un aggettivo, un avverbio in più per rendere ancora più stringente l'esigenza cautelare e poi succedono episodi implausibili come questo».

E già. Tanto più che - lo dicono gli atti - di mazzette a Mantovani non c'è nemmeno un euro. Ma va così. C'è chi ha il «fattore azzurro» come Mantovani, che le accuse di corruzione, concussione e turbativa d'asta le deve scontare preventivamente in cella. E chi invece ha il «fattore rosso», come l'ex braccio destro di Pier Luigi Bersani Filippo Penati, che per accuse quasi identiche, corruzione (prescritta adesso, ma non nel 2011 quando la procura di Monza per lui chiese l'arresto) e concussione no, di carcere non ha fatto nemmeno un giorno che sia uno. Si, certo. Ogni vicenda giudiziaria fa storia a sé, ogni caso è diverso dall'altro e casi diversi non sono sovrapponibili.

Eppure. Eppure, confrontando vicende giudiziarie simili quanto ad articoli del codice contestati, le differenze di trattamento saltano agli occhi. Per un Pd come Penati, che, appunto, non ha subìto il supplizio della galera c'è un esponente di Forza Italia come Mantovani che è finito in galera. In galera. Come un altro big di Forza Italia, Giancarlo Galan, già ministro, governatore del Veneto e deputato della Repubblica, che per corruzione, concussione e riciclaggio (peraltro da malato perché si era appena rotto la gamba quando la Camera ha dato, a luglio del 2014, il via libera alle sue manette) di giorni di carcere preventivo se ne è fatti ben 78. Solo dopo ha ottenuto i domiciliari. Il resto - il patteggiamento di due anni e 10 mesi di condanna e la restituzione di 2,6 milioni di euro - è altra storia. Anche nello stesso ambito del caso Mose qualcosa stride: Galan velocissimamente in carcere (richiesta d'arresto il 4 giugno del 2014, e via libera della Camera il 22 luglio); l'ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, accusato di finanziamento illecito ai partiti, appena 12 giorni di arresti domiciliari.

Mantovani e Galan carcere sì, Penati carcere no. E carcere no, no, fortissimamente no anche per un altro big della sinistra, l'ex senatore Pd e assessore della prima giunta Vendola in Puglia Alberto Tedesco. Ricordate? Era il 2011, i tempi della Sanitopoli pugliese. Tedesco è accusato di corruzione, concussione, turbativa d'asta, e i pm di Bari premono per arrestarlo. Ma Palazzo Madama sbarra la strada. La custodia cautelare arriva solo a marzo del 2013, scaduto il mandato parlamentare: 13 giorni di arresti domiciliari.

Cambiando il reato, il doppiopesismo non cambia. Un esempio? Le spese pazze dei consiglieri regionali. Giovanni Bilardi, senatore Ncd, è sotto accusa per questo in Calabria. Per lui i pm hanno chiesto gli arresti domiciliari. E a settembre la giunta per le elezioni del Senato ha detto sì.

Probabilmente dimenticando che, indagata sempre per storie di spese pazze dei gruppi, in Sardegna, c'è la Pd Francesca Barracciu, sottosegretario ai Beni culturali. In buona compagnia visto che anche un altro sottosegretario piddino, Vito De Filippo, delega alla Salute, ha guai giudiziari simili. La legge è uguale per tutti? Per dirla con Totò: ma mi faccia il piacere!

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