Martedi alla Camera si vota la mozione di sfiducia al ministro Lupi

Vertice a Palazzo Chigi tra Renzi, Alfano e Lupi. Il ministro domani fornisce la sua versione, come chiesto dalla maggioranza

Martedi alla Camera si vota la mozione di sfiducia al ministro Lupi

Domattina alle 11, alla Camera, si terrà l’informativa del ministro per le Infrastrutture, Maurizio Lupi, in merito all’inchiesta Grandi opere. La mozione di sfiducia al ministro, presentata dal M5S e da Sel, sarà votata martedì alle 16 alla Camera. Lo ha deciso la Conferenza dei capigruppo. In attesa di sviluppi la politica è in fibrillazione. A Palazzo Chigi incontro tra Renzi, Alfano e Lupi. I tre hanno parlato dell'informativa di domani. In quella occasione, si ragiona nella maggioranza, il ministro potrebbe spiegare la situazione e difendersi. Subito dopo potrebbe anche annunciare le dimissioni. E un pressing in tal senso sarebbe in corso, anche se - spiegano le medesime fonti - il ministro delle infrastrutture non avrebbe ancora deciso sul da farsi.

"Abbiamo risposto sollecitamente - dice il ministro Maria Elena Boschi - alla richiesta di un’informativa del ministro Lupi, inspiegabilmente ritirata dalle opposizioni, in un’ottica di trasparenza e coerenza". Il capogruppo di Sel, Arturo Scoppo, dà un'altra versione dei fatti: "La richiesta di informativa del ministro è stata ritirata dalle opposizioni per accelerare il voto sulla mozione di sfiducia ma la maggioranza ha poi chiesto lei l’informativa. Evidentemente ha già sfiduciato Lupi". La scelta della maggioranza di mantenere la richiesta di informativa per il ministro, viene spiegato, sarebbe stata fatta in coerenza anche con quanto chiesto dallo stesso ministro. L’informativa, comunque, non prevede alcun voto.

La telefonata incriminata

Intanto gli inquirenti insistono sullo stretto rapporto tra il ministro Lupi ed Ercole Incalza, per anni dirigente di vertice al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, poi consulente esterno. Lupi, come già emerso dalle carte dell'inchiesta, telefona a Incalza e gli chiede "se è disponibile a ricevere in ufficio al ministero, a Roma, nello stesso pomeriggio, il figlio Luca, per avere consulenze e suggerimenti". Secondo gli investigatori il riferimento è a un lavoro per il figlio del ministro. "Quando vuoi", è la risposta di Incalza. Poche ore dopo, Luca Lupi è nell’ufficio di Incalza. Sono le 13.33 dell’8 gennaio 2014. "Ascolta - dice Lupi - se fra un quarto d’ora ti mando questo che è venuto da Milano a Roma a far due chiacchiere? Nel senso di avere consulenze e suggerimenti eccetera. Viene mio figlio Luca, no, quando vuoi, dimmi a che ora te lo faccio venire in modo che...". Incalza, viene ricostruito, dà la sua disponibilità per ricevere Luca Lupi nello stesso pomeriggio: "Quando vuoi, ma figurati! Nessun problema! O adesso o alle cinque, quando finisce il Tesoro, no?". Lupi preferisce che il figlio parli con Incalza subito: "No, allora conviene che venga adesso, così...".

Alle 14.29, annotano gli investigatori, Incalza chiama Stefano Perotti e gli chiede quando può essere a Roma. Perotti risponde: "Posso arrivare venerdì se vuoi". Incalza, continua l’annotazione degli inquirenti, "si rivolge a una persona che è nel suo ufficio (Luca Lupi) e gli chiede se gli va bene fissare l’incontro con Stefano Perotti per venerdì 10 gennaio". Poi Perotti chiede: "Chi è questo?" e Incalza gli fa capire che è Luca Lupi. "Il figlio di Maurizio!".

Botta e risposta in parlamento

In parlamento c'è aria di rissa, con accuse a contro accuse. "Stupisce - dice il senatore socialista Enrico Buemi - che il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, chieda le dimissioni del ministro Lupi su una vicenda da chiarire per la quale ancora non è indagato, mentre, quando il leader di Sel fu rinviato a giudizio su vicende giudiziarie riguardanti la sua funzione di presidente, non ritenne opportuno applicare a se stesso quanto richiede oggi ad altri. Mi pare un pessimo modo di portare avanti, da parte di taluni, la necessaria azione di moralizzazione della politica e della pubblica amministrazione - conclude Buemi - che a seconda delle situazioni diventa rigorosa con gli avversari e tollerante con se stessa. Immediata la replica di Sel, attraverso la senatrice Loredana De Petris, capogruppo di Sel e presidente del gruppo Misto a palazzo Madama: "Il fatto che il senatore Buemi per difendere l’indifendibile, cioè il ministro Lupi, attacchi Nichi Vendola, già prosciolto da ogni accusa, crea qualche dubbio sulla sincerità del suo garantismo, tanto da chiedersi se il senatore socialista voglia davvero difendere il ministro delle Infrastrutture o invece sia preoccupato solo per la sorte del viceministro Nencini?".

Cuperlo: Lupi deve andarsene

"Su una materia come questa - dice Gianni Cuperlo (Pd) a L’Aria che Tira, su La7 - io penso che bisogna avere senso di responsabilità di appartenere a un gruppo parlamentare e a un partito, e prenderemo una posizione congiunta, mi auguro condivisa. Ritengo che, al netto di qualunque scelta garantista che va mantenuta rigorosamente, la situazione sia abbastanza insostenibile". Alla domanda se il ministro debba dimettersi Cuperlo risponde senza esitazione: "Io penso che sarebbe un fatto positivo se il ministro, venendo in parlamento come ha detto e chiarendo tutti questi aspetti, prendesse atto che la mappa degli eventi che lo coinvolgono è tale che...".

Cinque stelle all'attacco

"Lupi, grazie alla pressione del M5S ha i minuti contati. Non dimentichiamoci però che è il ministro scelto da Renzi e mai messo in discussione durante lo scoppio degli scandali Mose, Expo, Tav e Tav di Firenze.

Renzi è politicamente responsabile dei ministri da lui scelti. Il 'rottamatore di legalità' è vecchio come la Dc!", scrive su Facebook Alessandro Di Battista, membro del direttorio M5S, rilanciando l’hashtag #LupiDimettiti.

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