Mascherine, è scontro. Fontana: "Le abbiamo, non ce le fanno usare"

Il commissario Arcuri annuncia acquisti. Il governatore contro l'Iss: "Non capiscono"

Mascherine, è scontro. Fontana: "Le abbiamo, non ce le fanno usare"

Si fa qualche passo in avanti e poi si scivola. Sul tema delle mascherine prima o poi cadono tutti.

Ieri il commissario per l'emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, ha annunciato trionfalmente i progressi fatti dalla produzione nazionale, proprio mentre il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, tuonava contro la burocrazia, puntando il dito contro l'Iss che impiega troppo tempo a rilasciare le certificazioni necessarie a permettere alle Regioni di produrre presidi sanitari attraverso imprese locali.

Due aspetti della stessa emergenza. Snocciolando i dati Arcuri ha sottolineato che già 25 aziende della filiera della moda stanno realizzando 200 mila mascherine al giorno, che diventeranno 500 mila tra una settimana e settecentomila tra due, mentre realtà che operavano nel settore dell'igiene personale ne mettono in campo 250 mila, che tra quindici giorni giungeranno a quota 750 mila. Ma non basta. «Abbiamo consolidato una sufficiente quantità di acquisizioni di dispositivi di protezione individuale - ha detto Arcuri - e 300 milioni di mascherine verranno distribuite con un criterio concordato con la totalità delle Regioni. Ieri (lunedì, ndr) abbiamo consegnato mascherine in quantità sufficiente all'Ordine dei medici, che non finirò mai di ringraziare». Poi toccherà ai farmacisti. Ma di sacrificio si parla, perché le mascherine chirurgiche sono diventate idonee solo per decreto, ma di fatto servivano fino a poco tempo fa più a proteggere il paziente dal medico durante le operazioni che i sanitari dai contagi da Covid-19. Per garantire la loro sicurezza, infatti, sarebbero necessarie le FFP2 e FFP3. «Abbiamo attivato l'incentivo Cura Italia, con 50 mln per chi vuole avviare la produzione nazionale - ha ribadito il commissario - in 10 giorni sono arrivate 350 proposte e sono state approvate le prime 14».

È ormai evidente che la partita contro il coronavirus si gioca sui tempi e per cercare di snellirli Arcuri ha incontrato ieri il presidente dell'Iss nella speranza di semplificare normativa e iter per ottenere le autorizzazioni. È proprio l'Iss a finire però nel mirino di Fontana. «La prima riunione con loro per valutare le mascherine che abbiamo cominciato a produrre è stata rimandata alla settimana ventura - dichiara il governatore lombardo -. Forse non si rendono conto, questi signori, che in un momento di emergenza non si dice vi diamo una risposta la prossima settimana. La nuova procedura si sta rivelando più farraginosa della precedente. Abbiamo un'azienda che potrebbe già produrre già 900mila mascherine al giorno con tessuti cercati dal Politecnico di Milano che potremmo immediatamente distribuire, dato che solo il nostro settore pubblico ne richiede 2 milioni al giorno».

Per Matteo Salvini è «inaccettabile rischiare di morire di burocrazia» e con il centrodestra oggi incontrerà Conte al quale consegnerà proprio una mascherina realizzata dal Politecnico: «Se l'ok arriva tra un mese il rischio è che sia tardi». Per Silvio Berlusconi è inaccettabile che queste siano ancora introvabili. «Il Governo - sottolinea - non ha saputo intervenire, come gli avevamo chiesto, sulle aziende che potrebbero mettere in campo una catena di produzione, magari stimolandole con incentivi fiscali».

Così, mentre l'Italia resta incatenata a questa cariatide che è la burocrazia, è ancora al ponte aereo sanitario con la Cina a cui dobbiamo dire «grazie» perché sono in arrivo 7 milioni di mascherine e altro materiale utile a fronteggiare il nemico invisibile.

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