Maxi frode sui soldi dei sostegni alle imprese. "Grazie al Covid non so più dove aprire i conti"

Truffa da 440 milioni, 35 misure cautelari. Trovati trolley pieni di denaro

Non per tutti il Covid è stato una sventura. A qualcuno l'emergenza ha portato soldi, tanti soldi. Facendo carte false sulle misure di sostegno. Una maxi frode da 440 milioni di euro, parte dei finanziamenti che il governo aveva messo a disposizione delle imprese e dei commercianti in difficoltà con il decreto Rilancio, è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Rimini.

«Il coronavirus ci ha portato bene, non so più dove andare ad aprire i conti correnti in giro per il mondo», diceva uno degli indagati. Al punto che durante i blitz, i cani delle Fiamme Gialle addestrati a fiutare le banconote nascoste, i cosiddetti cashdog, hanno scovato diversi trolley pieni di soldi poiché l'organizzazione era riuscita a monetizzare i crediti governativi. L'inchiesta vede coinvolte oltre 100 società, create ad hoc per ottenere bonus locazioni, bonus per ristrutturazioni con miglioramenti sismici ed energetici e i cosiddetti bonus facciate che nell'ultimo anno hanno portato all'apertura di una moltitudine di cantieri edili in tutta Italia. Seppur la base operativa del gruppo di professionisti ed imprenditori fosse a Rimini, dove si incontravano e studiavano la strategia per le cessioni di crediti di imposta e il reinvestimento dei proventi, le pratiche bonus si riferivano a lavori eseguiti in tutto il territorio nazionale.

Gli indagati sono 78 e sono state emesse 35 misure cautelari, di cui 8 in carcere e 4 ai domiciliari più 23 interdittive (20 all'esercizio di impresa e 3 all'esercizio della professione nei confronti di altrettanti commercialisti). Sono state effettuate 80 perquisizioni e sequestrati falsi crediti, di beni e assetti societari per il reato di indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato. I finanzieri hanno scoperto anche che 9 degli indagati avevano presentato domanda di reddito di cittadinanza e 3 avevano precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso. «Lo Stato italiano è pazzesco, è una cosa... vogliono essere fregati praticamente...», diceva in un'intercettazione agli atti dell'inchiesta Nicola Bonfrate, ritenuto promotore e capo dell'associazione a delinquere, amministratore di diritto o di fatto di numerose società coinvolte negli illeciti. Bonfrate reagisce così quando un altro indagato, il commercialista Matteo Banin, anche lui arrestato, parlando del bonus locazioni, illustra la modalità di determinazione dell'importo, «evidenziando che tale agevolazione è anche estremamente vantaggiosa in quanto il credito di imposta è utilizzabile per compensare qualsiasi tributo senza alcuna limitazione, matura immediatamente nell'anno 2021 e non è differito come accade per il Sismabonus».

Per il capo della Procura di Rimini, Elisabetta Melotti, l'indagine, nata da un

approfondimento di una procedura fallimentare, ha provocato un «danno enorme per lo Stato». Tanto che è stata informata subito l'Agenzia delle Entrate «per evitare che lo stesso schema potesse ripetersi in altre parti d'Italia».

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