La Basilicata sta reggendo abbastanza bene all'emergenza Coronavirus. È infatti la regione meno penalizzata d'Italia sul fronte contagi (un totale, fino a ieri, di 211 casi confermati, di cui 157 isolamenti domiciliari, 54 ricoveri ospedalieri, 1.833 tamponi eseguiti) e «solo» 5 deceduti. Ma questo per «merito» o «malgrado» le istituzioni locali? Sulla seconda ipotesi non ha dubbi il dottor Vito Di Trani (nel tondo), medico di famiglia impegnato in prima linea, x sindaco di Pisticci (Matera), che ieri si è sfogato via social con un video dai toni durissimi, forse anche eccessivi. Di Trani è un esponente politico su posizioni opposte a quelle rappresentate dall'attuale governatore, Vito Bardi, e dal suo assessore regionale alla Sanità, Rocco Leone. Una conflittualità «ideologica», quella fra Di Trani e la coppia Bardi-Leone, che probabilmente incide non poco sull'avversione che il medico lucano riserva ai suoi avversari. Premesso ciò, va detto che le criticità evidenziati da Di Trani sono reali e che in Basilicata in questi giorni di espansione (se pur limitata) della pandemia molte cose hanno funzionato male. Per trovarne conferma basta parlare con le famiglie dei cinque deceduti, accomunate nella loro tragedia da una medesima accusa: «Siamo stati abbandonati a noi stessi». Forse i loro cari sono stati irrimediabilmente colpiti dal Covid-19, ma la sensazione è che per loro si sarebbe potuto fare qualcosa in più. Anche tra i contagiati al momento «ricoverati» a casa c'è una frase ricorrente: «Abbiamo chiesto di sottoporci al tampone, ma ci rispondono che non è possibile». Anche per questo il dottor Di Trani, nella sua a denuncia, richiama «a un senso di responsabilità la politica lucana sul come affrontare un'emergenza coronavirus che nella nostra regione sta assumendo numeri sempre più tristemente importanti». L'ex sindaco di Pisticci chiede la rimozione dell'assessore regionale alla Sanità per «manifesta incapacità», minacciando «uno sciopero con i medici in strada». «Mettermo le mascherino - dice - e sfileremo tenendoci a un metro di distanza l'uno dall'altro: la nostra categoria sta pagando costi enormi in termini di vite umane. Ciò anche per le gravi responsabilità di chi ci governa». E, oltre al danno, all'orizzonte si profila pure il rischio della beffa. Il pericolo è infatti che presto possa abbattersi sulla classe medica un numero consistente di denunce da parte di chi si è sentito in qualche modo danneggiato da «mancare o inadeguate cure» sul fronte delle terapie anti-virus.
Non è una questione da prendere sottogamba, tanto che il ministro della Salute, Roberto Speranza, starebbe seriamente pensando a un decreto per «scudare» (cioè tutelare legalmente) i medici da eventuali attacchi giudiziari.
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