Medvedev ci avverte: "Giocate a scacchi con la morte"

L'ex presidente è il megafono di Putin. Ma pensa al suo futuro

Medvedev ci avverte: "Giocate a scacchi con la morte"

L'ex presidente russo Dmitry Medvedev arriva a scomodare Ingmar Bergman e il suo film-cult Il Settimo Sigillo per spaventare l'Occidente. Affidandosi a Telegram, ieri mattina, alle 10 in punto ora di Mosca, il vice presidente del Consiglio di sicurezza russo ha lanciato un nuovo monito: «Il tentativo di spingere la Russia verso il collasso equivale a giocare una partita a scacchi con la morte». Medvedev è convinto di vestire i panni di Bengt Ekerot, mentre il cavaliere Antonius Block dovrebbe essere un Occidente che scherza col fuoco e che centellina le mosse sulla scacchiera solo per allontanare il più possibile il momento di un trapasso che appare scontato. Il «ventriloquo» di Putin usa toni cupi da scene in bianco e nero per minacciare l'Europa, la Nato e ovviamente gli Usa. «Sono appena tornato dal funerale di Gorbaciov - scrive - ma non è delle sue esequie che vi voglio parlare. Alcuni vorrebbero approfittare del conflitto militare in Ucraina per spingere il nostro Paese a una nuova svolta di disintegrazione, paralizzare le istituzioni statali russe e privare il Paese di controlli efficienti, come è successo nel 1991», riferendosi al crollo dell'Unione Sovietica.

Per Medvedev non sarebbero altro che «sogni sporchi dei pervertiti anglosassoni, che si addormentano con un pensiero segreto sulla disgregazione del nostro Stato, pensando a come farci a pezzi». Tali tentativi sono molto pericolosi e non vanno sottovalutati sottolinea l'ex presidente russo, «ma quei sognatori ignorano un semplice assioma, la disintegrazione forzata di una potenza nucleare è sempre una partita a scacchi con la morte, in cui si sa quando arriva lo scacco matto: il giorno del giudizio per l'umanità». Medvedev ha concluso affermando che gli arsenali nucleari russi sono «la migliore garanzia per salvaguardare la Grande Russia. L'intero arsenale nucleare strategico è rimasto nel nostro Paese. Ed è supportato da noi ad un livello molto alto». Il leader non è di certo nuovo ad attacchi duri, a tratti durissimi, nei confronti dei Paesi ostili al Cremlino da quando l'esercito russo ha invaso l'Ucraina. Ma le sue ultime dichiarazioni sembrano davvero passare ogni limite, generando nei destinatari un misto di rabbia e preoccupazione. Non più tardi di qualche settimana fa Medvedev era stato protagonista di un altro attacco verbale, rivolto in tutto e per tutto ai Paesi della Nato e del blocco occidentale. «Li odio, sono bastardi, imbranati, degenerati e fanatici. Vogliono la morte per la Russia e, finché sono vivo, farò di tutto per farli sparire». Parole che già in quell'occasione non lasciarono spazio a giustificazioni o a margini di dialogo.

Se da un lato è piuttosto evidente che Medvedev stia parlando per conto di Putin, almeno sul fronte internazionale, non è al tempo stesso impossibile ipotizzare che «Liliputin», questo il soprannome che gli è stato affibbiato dai suoi detrattori in patria, stia cercando di recuperare terreno e diventare nel tempo il possibile erede dell'attuale numero uno del Cremlino. Stanco di essere una sorta di gregario, Medvedev sta costruendo a Mosca il suo piccolo esercito per una possibile scalata.

Tanto per cominciare è stato il «regista» della cacciata dell'oligarca Jurij Luskov da sindaco della capitale, e della nomina dell'ingegnere siberiano Sergej Sobianin al suo posto. «Mosca è troppo corrotta - ha confessato nel corso di un'intervista televisiva - dobbiamo tagliare la testa agli oligarchi che imperversano e che sono il male della nostra nazione».

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