Forse ha ragione Alessandro Campi nel dire che alle “idiozie sesquipedali” di Andrea Scanzi non bisognerebbe neppure dar seguito. Mettersi al livello del caregiver-per-caso ti rende effettivamente insignificante quanto l’interlocutore. Tuttavia faremo torto al professore e due parole al radical chic della settimana vorremmo comunque dedicarle.
Che la destra a livello culturale non sappia produrre granché è una boiata tale che non meriterebbe neppure replica. L’elenco di intellettuali “negli ultimi 300 anni” è così lungo che Scanzi - anche solo per errore - avrebbe dovuto ritrovarsi almeno un libro tra le mani, ma evidentemente il giornalista è ignorante, nel senso che ignora innumerevoli autori. E se in tv vanno più Sgarbi e Feltri di Veneziani o Buttafuoco certo non significa che i pensatori liberali, conservatori, cattolici (ecc.) non siano operativi. Tutt’altro. Forse però Scanzi, così abituato a troneggiare nei salotti televisivi, non si è accorto che esiste vita culturale anche oltre la telecamera o fuori dalla stanza di un hotel di lusso di Merano.
In realtà il qui pro quo sta tutto in un cortocircuito politico-mediatico. Il problema non è il presunto “senso di inferiorità” della destra, ma la boriosa superiorità che si auto-attribuisce la sinistra. Sì, perché se Murgia e Serra trovano maggior considerazione nei salotti buoni rispetto ai loro colleghi non progressisti, non è perché i primi dicano cose più intelligenti dei secondi, anzi, ma solo perché viene loro concesso uno spazio per diritto acquisito. Una sorta di certificazione, una selezione all’ingresso, che esclude in automatico tutto quanto risulta “non conforme” ad una visione progressista e politicamente corretta della storia. Citando Roberto Speranza, potremmo dire che a sinistra vige la convinzione di possedere per diritto divino una sorta di eterna “supremazia culturale”. Da coltivare e ingrandire.
Ora, se a destra ci sentissimo davvero inferiori, dovremmo invidiare ai “compagni” radical chic i pensatori che possono sfoggiare nella loro scuderia. Siamo seri? E chi dovremmo desiderare, scusate? Michela Murgia, quella che si spaventa a morte appena vede una divisa militare? Oppure Tomaso Montanari che paragona Salvini a Hitler inventandosi un concetto di democrazia tutto suo? O ancora Michele Serra, l'illuminato giornalista sdraiato sull’amaca che ritiene l’educazione “direttamente proporzionale al ceto sociale di provenienza”? Artisti, cantanti, influencer e Fedez vari non li consideriamo neppure, anche se sono l'ultima spiaggia di una sinistra ormai diventata il partito delle star e delle celebrity. E neanche inseriamo nell'elenco il Vate Roberto Saviano, intellettuale non si sa di cosa né perché ritenuto tale. Sinceramente, Scanzi: davvero dovremmo lamentarci perché non possiamo fregiarci di cervelli così sopraffini?
Il vero dramma, in fondo, ci pare sia un altro: ovvero che tra i libri più venduti e letti (?) tra gli autori “de sinistra” ci siano quelli del panchinaro dei vaccini, l’uomo che prima diventa famoso per un video sul “coronavirus come l’influenza” e poi scrive un volume sui “cazzari del virus”.
Quindi, gentili letterati o presunti tali, lasciatevelo dire senza che questo offenda l'ottima ingiustificata considerazione che avete di voi: sarebbero molto meglio 300 anni senza intellettuali che uno solo al traino di pensatori del livello di Scanzi&co.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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