Meloni al G7 ribadisce il pieno sostegno: "Putin ha fallito e Kiev vincerà"

La premier partecipa al summit dei grandi in videoconferenza. Prima dell'estate sarà da Biden. Ue, stallo sulle sanzioni: Polonia critica con Italia e Germania sulla gomma

Meloni al G7 ribadisce il pieno sostegno: "Putin ha fallito e Kiev vincerà"

Qualche ora prima che ieri sera la facciata di Palazzo Chigi venisse illuminata con i colori della bandiera ucraina per ricordare l'anniversario dell'invasione russa, in videoconferenza con i leader del G7 Giorgia Meloni non esitava a dirsi «convinta che Kiev vincerà». Un summit da remoto, quello di ieri pomeriggio, cui ha partecipato anche il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky e che a un anno esatto dall'attacco sferrato da Mosca ha l'obiettivo di ribadire l'unità di intenti dei partner occidentali e porre l'accento sulla necessità di tenere alta la tensione su Vladimir Putin.

La premier, che proprio martedì scorso è stata a Kiev per incontrare Zelensky e che fa sapere il ministro degli Esteri Antonio Tajani «entro l'estate sarà alla Casa Bianca» per un bilaterale con Joe Biden, ha confermato la posizione italiana, netta e a sostegno delle ragioni di Kiev senza alcuna esitazione. Il nostro governo, è il senso dell'intervento di Meloni, «sarà al fianco dell'Ucraina per tutto il tempo necessario a respingere l'invasore e a ripristinare la sua sovranità e integrità territoriale». Ma la premier fa un passo in più. E oltre a dirsi «convinta» che alla fine «l'Ucraina vincerà» sottolinea l'importanza di assicurare un «futuro prospero» a Kiev all'interno dell'Ue, finanziandola e aiutandola nella ricostruzione. Un tema, quest'ultimo, su cui Meloni aveva molto insistito anche nel suo recente incontro con Zelensky, occasione nella quale ha lanciato una conferenza ad hoc da tenersi ad aprile proprio in Italia. La premier, insomma, immagina per l'Ucraina «un futuro in Europa come paese indipendente e democratico». Tutti ragionamenti che, ovviamente, non precludono alla soluzione diplomatica del conflitto. Anche se non è un mistero che, ad oggi, i Paesi del G7 non vedano molti spiragli per l'apertura concreta di un tavolo tra Mosca e Kiev. Di certo, filtra da Palazzo Chigi, se l'obiettivo di Putin era quello di dividere l'Ue dagli Stati Uniti e indebolire la Nato, il suo piano è fallito. Anzi, è il ragionamento, ha ottenuto il contrario perché Unione europea e Alleanza atlantica sono oggi più coese e unite di un anno fa nel sostenere le ragioni dell'Ucraina.

Nel suo intervento, Meloni sottolinea anche la necessità di «mantenere alta la pressione su Mosca» e «contrastare la falsa narrazione del conflitto da parte di Putin», aumentando gli sforzi per avvicinarsi maggiormente a quello che viene chiamato il Sud globale, che più risente della propaganda di Mosca.

Nella riunione di ieri, il gruppo dei Sette ha molto insistito sulla volontà di «rafforzare le sanzioni senza precedenti» adottate nei confronti della Russia per recita una nota congiunta «presentare un fronte unito attraverso l'imposizione di nuove misure economiche». E in questo senso il G7 annuncia «sanzioni durissime» anche per tutti i Paesi terzi che cercano di aggirare le misure contro Mosca. Proprio su questo fronte, però, va registrata una frenata dell'Ue. Ieri, infatti, non è bastato il primo anniversario dell'invasione russa né l'accorato discorso di Ursula von der Leyen dall'Estonia per evitare che i 27 finissero per impantanarsi sul decimo pacchetto di sanzioni europee. A bloccare tutto è stata la Polonia, perché ha fatto sapere il premier Mateusz Morawiecki che proprio ieri era in vista a Kiev le misure sono «troppo morbide». Il nodo del contendere sono le sanzioni sulle importazioni della gomma sintetica russa, settore strategico per l'Europa e soprattutto per Germania e Italia (sono circa cinquemila le nostre imprese attive nella prima trasformazione di gomma e plastica e impiegano quasi 110mila addetti).

E ieri mattina, dopo che a Bruxelles è stata sospesa la riunione degli ambasciatori Ue che stavano discutendo il pacchetto di misure, il rappresentante permanente polacco non ha esitato a puntare il dito contro Berlino e Roma. «Ci sono due Paesi ha detto Andrzej Sados che vogliono continuare a importare questi prodotti dalla Russia».

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