Se prima si concedeva il beneficio del dubbio, ora dentro Fratelli d'Italia il sospetto e la rabbia si fanno strada. Le contestazioni e le varie operazioni di disturbo contro Giorgia Meloni si moltiplicano e diventano una sorta di appuntamento fisso in occasione dei suoi comizi. E dopo l'iniziale morbidezza di approccio e il confronto pubblico sul palco di Cagliari con il contestatore con la bandiera arcobaleno, ora i parlamentari del partito di Via della Scrofa alzano la voce, chiedendo che sia garantito il pieno diritto a svolgere la campagna elettorale e puntando il dito contro il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese.
«In nessuna democrazia evoluta l'unica opposizione al governo è oggetto di sistematici attacchi da parte di ministri, cariche istituzionali e grandi media» scrive su Facebook Giorgia Meloni. «E, soprattutto, in nessuna democrazia occidentale il governo consente scientificamente provocazioni che potrebbero facilmente sfociare in disordini - durante la campagna elettorale - nelle manifestazioni politiche dell'opposizione. Questa gente parla di Europa, ma il loro modello è il regime di Ceausescu. Non ci facciamo intimidire da chi odia la libertà e la sovranità popolare». Quarantotto ore prima la leader di FdI aveva sottolineato come - arrivati alla sesta operazione di disturbo - l'intervento del ministro Lamorgese fosse obbligatorio, per quanto tardivo.
«Un giorno dovrei capire perché nelle nostre manifestazioni c'è sempre un gruppo di contestatori che viene fatto entrare in piazza nella speranza che ci sia qualche problema. Vi ringrazio perché non gli rispondete, non state creando problemi: è la sesta manifestazione di fila in cui l'ordine pubblico fa entrare contestatori», era stata la sua denuncia durante un comizio a Caserta.
Il timore che la sequenza di provocazioni abbia come obiettivo quello di «creare l'incidente», insomma esiste. Non a caso Giorgia Meloni ha chiesto di non cadere nelle provocazioni. Ma Ignazio La Russa, parlando con l'AdnKronos, non nasconde lo stupore per la sottovalutazione della questione. «Intendiamoci: a noi queste cose non fanno né caldo né freddo. Ne abbiamo viste e passate, in altri anni Ma quello che lascia allibiti e che trovo incredibile - prosegue - è che oggi, ora che sono davvero quattro gatti, si consenta loro di prendere queste iniziative. Sembra quasi un invito a farlo, se le istituzioni sono assenti». Un allarme rilanciato anche da Francesco Lollobrigida, sempre all'AdnKronos. «Consideravamo il ministro Lamorgese poco capace di interpretare il suo ruolo, lo abbiamo detto in più occasioni. Però una campagna elettorale è una cosa seria, si deve garantire il rispetto della legge: ovvero che si svolgano democraticamente e pacificamente le manifestazioni elettorali e i banchetti. Ringrazio i nostri militanti, che finora si sono comportati civilmente rispetto a questi scapestrati. Ma questo non può essere tollerato a lungo, quindi chiediamo al ministro, ma anche ai questori e ai prefetti, di garantire l'ordine pubblico». E anche Wanda Ferro rivendica il diritto a «concludere liberamente la campagna elettorale».
Fdi fa notare anche come manchi del tutto la solidarietà e l'attenzione istituzionale da parte del centrosinistra, come già era mancata in occasione della lettera minatoria ricevuta dalle sedicenti nuove Brigate Rosse, distrazione sottolineata pubblicamente da Giorgia Meloni in un comizio a Trento. Il ragionamento è chiaro: quando si violano i diritti costituzionali del centrodestra coloro che sono abituati a vestire i panni degli indignati speciali si voltano dall'altra parte.
Una impressione che condivide e rilancia anche Matteo Salvini, pur senza drammatizzare. «Di insulti e minacce ne ricevo quotidianamente. Mi dispiace che qualcuno a sinistra alimenti questo clima. L'emergenza è aiutare gli italiani a pagare le bollette, non le polemiche di qualche giornale che mi interessa men che zero», dice il segretario della Lega, rispondendo a una domanda sull'allarme lanciato da Giorgia Meloni sul rischio di forti tensioni nell'ultima settimana di campagna elettorale.
«Lasciamo a sinistra le minacce, i volti scuri, la gelosia: da loro mai una proposta, solo frasi del tipo non votate Salvini per la Russia, e l'America. Io penso solo al popolo italiano. Più insultano più hanno capito che domenica perdono, poi canteranno Bella ciao alla poltrona».
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