La Meloni vuole ricucire con Salvini e Berlusconi. "Ora un nuovo rapporto"

E adesso ragazzi qui tocca ricucire. Matteo Salvini perciò ormai è quasi un amico. "Mi ha aiutato a trovare le soluzioni, si è stabilito un rapporto nuovo e diverso"

La Meloni vuole ricucire con Salvini e Berlusconi. "Ora un nuovo rapporto"

E adesso ragazzi qui tocca ricucire. Matteo Salvini perciò ormai è quasi un amico. «Mi ha aiutato a trovare le soluzioni, si è stabilito un rapporto nuovo e diverso». Silvio Berlusconi, beh, «c'è stata qualche incomprensione» poi però «devo riconoscergli la lucidità di capire quali fossero le priorità, un governo politico di centrodestra dopo undici anni: al Senato ha pronunciato un discorso bello, che sono stata contenta di applaudire». La pace con il Cav non è ancora firmata, Forza Italia ha polemizzato sul reintegro dei medici no vax e su alcuni aspetti del decreto rave party, ma insomma, domani Giorgia Meloni volerà a Bruxelles per il primo annusamento ravvicinato con i vertici Ue, il giorno dopo è in programma un altro delicato Consiglio dei ministri, nelle prossime settimane l'agenda prevede la conferenza del Cairo sul clima e il G20 in Indonesia: no, dopo il debutto ruvido e la faticosa gestazione dei sottosegretari, per Giorgia non è più tempo di liti in famiglia.

Basta risse e prove di forza, l'obiettivo numero uno della premier è placare la maggioranza e blindare il suo esecutivo: per trattare con i partner dell'Unione su migranti, caro bollette e Pnrr serve compattezza. La Meloni vedrà uno dietro l'altro Roberta Metsola, Ursula von der Leyen e Charles Michel, portando un messaggio che Palazzo Chigi sintetizza così: «Senza ostilità e senza subalternità». Ma un primo assaggio europeo, come si legge nel nuovo ultrarapido libro di Bruno Vespa, «La grande tempesta», l'ha già assaporato una decina di giorni fa quando fresca fresca di incarico ha incontrato Emmanuel Macron a Roma sulle terrazze dell'hotel Melia. «Abbiamo conversato un'ora a quattr'occhi - racconta - siamo due persone aperte e abbiamo parlato di tutto con la massima chiarezza, delle cose che ci uniscono e di quelle che ci dividono». Libia, infrastrutture, energia, immigrazione, Ucraina. Non è stato un colloquio facile. «Ho illustrato la nostra decisione di valorizzare il made in Italy e ho contestato l'atteggiamento predatorio della Francia in certe occasioni. Su alcuni temi, ho detto, andremo d'accordo, su altri litigheremo, lealtà e franchezza porteranno vantaggi ai nostri rapporti. Macron era sulla stessa linea».

La «franchezza», sostiene, le è pure servita per concludere con successo la tosta trattativa con gli alleati. Giorgia ostenta sicurezza. «Non ho mai temuto davvero di non riuscire a formare un governo, anche se, di fronte a proposte irricevibili, ho preso in considerazione l'ipotesi di presentarmi in Parlamento anche senza accordo». La forza dei numeri. «Sono andata incontro a tutti senza il manuale Cencelli, però a me interessava mettere in piedi una squadra che funzionasse, seria, adeguata, ben calibrata, inattaccabile. Credo di esserci riuscita».

Un negoziato duro. La sorpresa, dal suo punto di vista, l'ha rappresentata Salvini. Lo descrivevano in modalità Papeete, con il coltello tra i denti, invece «ha capito quello che si poteva e non si poteva fare e mi ha dato una mano». Ad esempio ha mediato con il Cavaliere. «Il fatto di non schierarsi aprioristicamente con lui mi ha aiutato molto». Con Berlusconi «qualche incomprensione in più, figlia del passaggio del testimone: quando si vivono momenti epocali, è fatale che ci siano scosse». E senza fare nomi, la premier se la prende con l'entourage del Cavaliere.

«Non so quanto sia stato ben consigliato all'inizio, ma alla fine ha compreso che non potevamo deludere chi aveva creduto in noi. Il suo intervento sulla fiducia il 26 è stato bello e importante. Ho battuto le mani con piacere».

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