Ci sono tutte le condizioni per la rottura. Nessuno lo nega, tutti lo sanno e ieri si è arrivati a un livello di tensione non indifferente. Ma per il momento non c'è ancora stato chi ha fatto il primo passo per innescare un vero e proprio crollo giallorosso. Qualcuno si è limitato a utilizzare parole forti, puntando il dito contro gli alleati e il premier Giuseppe Conte. Solo voce grossa comunque, almeno per il momento. Quello andato in scena ieri sera a Palazzo Chigi è stato un vertice di fuoco, dove le delegazioni dei partiti di maggioranza hanno colto l'occasione per rilanciare i propri temi e soprattutto per togliersi più di qualche sassolino dalla scarpa dopo settimane piuttosto frenetiche tra minacce di crisi e di voto anticipato.
Il presidente del Consiglio ha convocato le forze che lo sostengono per tentare di trovare una sintesi comune sul Recovery Fund, facendo così un passo significativo verso Italia Viva che recentemente aveva presentato una serie di modifiche da apportare al testo finale. Il capo del governo avrà recepito le indicazioni dei renziani? Ancora nessuno lo sa. Sì, perché le oltre 3 ore di incontro serrato son servite per litigare e per rinfacciare posizioni scomode. Risultato: alla fine dell'incontro non è stato partorito il documento definitivo.
I renziani hanno pertanto chiesto di accelerare, cogliendo la palla al balzo per sottolineare i ritardi fino ad ora accumulati: "Si è perso sin troppo tempo. Abbiamo chiesto di iniziare a lavorare a luglio e vi siete svegliati a dicembre. E dal 7 dicembre ci avete riconvocato il 22 dicembre. Noi abbiamo lavorato sempre, anche a Natale. Ora vogliamo il documento finale e su quello diamo valutazione in 24 ore. Non si perda altro tempo". E così - come confermato da Loredana De Petris di Liberi e uguali - ci si è lasciati con l'impegno di consegnare il testo ai ministri 24 ore prima del Cdm, "in modo che ci si possa lavorare, e poi le osservazioni saranno portate in Consiglio". Che probabilmente verrà convocato per martedì prossimo. Dal Consiglio dei ministri comunque "uscirà solo una bozza, l'inizio di un percorso". Successivamente il testo sarà discusso con le parti sociali e, a seguire, con il Parlamento e la Commissione Ue. "L'iter potrebbe durare mesi", spiega Leu.
La rissa nel governo
Nel vertice, come già detto, non sono mancati momenti ad altissima tensione. A più riprese si è sfiorata la rissa, con la delegazione di Italia Viva che non ha usato giri di parole per criticare l'operato e l'immobilismo dell'esecutivo. Nel mirino di Iv è finito su tutti Roberto Gualtieri, accusato da Davide Faraone di aver fatto delle "provocazioni politiche". Il ministro dell'Economia avrebbe infatti spostato da una parte all'altra i fondi cancellando anche i progetti dei renziani. "Una provocazione bella e buona", l'ha definita Faraone.
Il ministro dell'Economia si è scontrato pure con Maria Elena Boschi, giudicando come "sommario e non di dettaglio" il lavoro svolto da Iv in questi giorni. Ma la presidente dei deputati di Italia Viva ha risposto per le rime con tanto di frecciatina finale: "Il giudizio al Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr) lo daremo dopo aver visto i dettagli e risponderemo per iscritto, perché altrimenti interpretate male".
Nel corso della rissa notturna c'è stato spazio anche per esplicitare dure polemiche nei confronti di Conte. Il quale ha rivolto un duro attacco alla Boschi: "Fai bene a parlare di rispetto ma chi invoca rispetto deve dare rispetto. Non puoi permetterti di dire che alla riunione del 22 dicembre tutti i ministri presenti non avevano letto la bozza che era stata presentata nel Cdm del 7 dicembre. Solo perché un ministro nel corso di quella riunione del 22 ha avuto un dubbio su uno dei tanti progetti presentati. Questa è una affermazione irriguardosa". La stessa renziana però ha immediatamente replicato all'intervento del premier: "Se i tuoi ministri non hanno letto tutto il piano, caro presidente, questo non ti autorizza a mettermi in bocca parole che non ho mai detto. La verità fa male ma è la verità".
La crisi è a un passo
A Palazzo Chigi Faraone si è detto molto indignato dalla riunione: "Siete bugiardi e ipocriti. Avete creato le condizioni per una rottura". A mandare su tutte le furie Iv - spiegano alcuni presenti all'incontro - è stata la voce circolata a colloquio in corso secondo cui il partito renziano sarebbe favorevole a un rinvio del Consiglio dei ministri sul Recovery Plan. "Abbiamo chiesto solo un testo per evitare le solite imboscate via emendamento", è stata la precisazione.
Visto il modo con il quale Palazzo Chigi sta gestendo la comunicazione del vertice di maggioranza chiederemo che i prossimi incontri siano rigorosamente in streaming
— Matteo Renzi (@matteorenzi) January 8, 2021
Ieri le parole di Teresa Bellanova avevano fatto traballare l'intera maggioranza. E questa mattina ha rincarato la dose. Nell'intervista rilasciata a Il Messaggero, il ministro delle Politiche agricole ha ribadito che a suo modo di vedere l'esperienza giallorossa ormai è arrivata al capolinea: "Credo che lo capiscano anche i bambini che ormai questa è un'esperienza consunta e che a questa agonia bisogna mettere fine. Conte per primo dovrebbe prendere atto che questa esperienza è al capolinea e dirci quindi se siamo in grado di fare un restart. Per noi essere all'opposizione dai banchi del Parlamento non è un problema". Pretende "discontinuità", specialmente nei modi di agire. "Se non c'è un progetto finale, è inutile che mi convochino in riunioni che di fatto si trasformano in un Truman Show", ha tuonato al termine del vertice a Palazzo Chigi sul Recovery Fund.
Tanto che Matteo Renzi - "visto il modo con il quale Palazzo Chigi sta gestendo la comunicazione del vertice di maggioranza" - ha annunciato che chiederà di svolgere rigorosamente in streaming tutti i prossimi incontri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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