
L'Europa si blinda e cambia linea sull'immigrazione sposando il modello italiano con più respingimenti, la realizzazione di hub nei paesi terzi e una stretta sui migranti irregolari. La Commissione europea ha infatti voltato pagina in materia di immigrazione con il nuovo piano presentato ieri che segna un punto di svolta rispetto alla linea portata avanti in questi anni attraverso la creazione di un sistema europeo per rimpatriare i migranti irregolari destinato a rimpiazzare i 27 sistemi nazionali attualmente in vigore. Viene così introdotto un ordine di rimpatrio europeo riconosciuto da tutti gli Stati membri che non dovranno più avviare singole procedure «poiché i tassi di rimpatrio nell'Ue sono attualmente solo del 20% e la frammentazione dei diversi sistemi si presta ad abusi, è necessario un quadro giuridico moderno, più semplice ed efficace».
Entro il 1 luglio 2027, un anno dopo l'entrata in vigore del Patto sulla migrazione e l'asilo, la Commissione verificherà se gli Stati membri hanno stabilito disposizioni adeguate per gli ordini di rimpatrio europei. Oltre a rafforzare gli incentivi alla cooperazione tra cui il sostegno ai rimpatri volontari, vengono introdotte misure più stringenti su rimpatri forzati, in particolare saranno obbligatori quando una persona che soggiorna illegalmente nell'Ue non collabora, si dà alla fuga verso un altro Stato membro o non lascia l'Ue entro il termine stabilito. Il piano prevede inoltre di dotare gli Stati membri di norme rafforzate per localizzare i rimpatriati aumentando i trattenimenti in caso di rischio di fuga da 18 a 24 mesi.
Una delle novità più rilevanti è l'introduzione dei cosiddetti «return Hub» con la possibilità di espellere gli irregolari che soggiornano illegalmente nell'Ue e hanno ricevuto una decisione di rimpatrio definitiva, in un paese terzo extra Ue in cui vige un accordo bilaterale o con l'Ue. Tali accordi si possono realizzare «con un paese terzo che rispetti gli standard e i principi internazionali sui diritti umani in conformità con il diritto internazionale, incluso il principio di non respingimento». Un modello che richiama al progetto realizzato dall'Italia in Albania e, anche se il commissario europeo agli Affari interni e le migrazioni Magnus Brunner ha affermato «gli hub per i rimpatri sono diversi» da quelli albanesi, ha poi aggiunto: «Ma guardiamo a tutte le altre soluzioni innovative, lo facciamo con mente aperta. Diamo un'occhiata, vediamo se funziona o meno».
Il vicepresidente della Commissione Ue Raffaele Fitto ha espresso soddisfazione per il piano europeo parlando di un «passo avanti decisivo», aggiungendo «stiamo rispondendo alle aspettative dei cittadini europei che si trovano in una situazione di emergenza».
Secondo il capogruppo di Fdi alla Camera Galeazzo Bignami «la bozza di regolamento della Ue sui fenomeni migratori dimostra che le soluzioni adottate dal governo Meloni erano concrete e corrette». Il fatto che l'Europa abbia sposato la linea italiana è testimoniato anche dalle parole del primo ministro della Danimarca Mette Frederiksen che ieri ha incontrato a Roma Giorgia Meloni dicendosi d'accordo con la premier sul tema dell'immigrazione: «Siamo molto allineati quando si tratta della necessità di controllare i nostri confini e del fatto che dobbiamo essere in grado di rimpatriare le persone che entrano, ad esempio, in Italia o Danimarca e commettono crimini».
Anche il gruppo del Partito Popolare europeo ha accolto positivamente la proposta della Commissione Ue: «Se non hai diritto di stare in Europa, non dovresti stare in Europa»
aggiungendo «ora il parlamento europeo la voti». Ora la proposta passa al vaglio dell'europarlamento e del Consiglio Ue che avvieranno il lavoro co-legislativo per l'approvazione e la realizzazione di eventuali modifiche al testo.
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