Dall'emergenza Meloni al terrorismo sanitario il passo è stato breve. Sempre d'odio si tratta, per carità. Ma il cambio di registro è stato davvero repentino. A Repubblica stavano ancora disquisendo se una donna di destra, in predicato di riportare l'Italia nel Ventennio, possa essere considerata davvero una donna al pari di tutte le altre o se sotto sotto incarna tutto il male del maschile, che Enrico Letta già guardava oltre preconizzando nuovi drammi per il Paese. Gli è bastato imbarcare Andrea Crisanti per switchare, nel giro di una notte, il file: da "con le destre torna la dittatura fascista" a "con le destre migliaia di morti per il Covid".
E dire che credevamo di essercene liberati. Non di Letta, per carità. Non siamo così ingenui. Dalle cattedre parigine è tornato ormai da tempo e, almeno fino a quando i congiurati dem non lo pugnaleranno alle spalle, ce lo dovremo sorbire in lungo e in largo. Non di Letta, dunque, ma dei virologi da talk show. Per quanto qualcuno di questi ancora bazzicasse certi salotti tivù, divinando su un'autunnale ondata di Covid devastante, alla maggior parte di loro non veniva più passato il microfono. Poi, però, Letta, tutto concentrato a fare il ninja per schivare i coltelli durante la stesura compulsiva delle liste, s'è illuminato e ha piazzato Crisanti in cima alla lista. Capolista nella circoscrizione Europa. Nessuno al Nazareno pare abbia obiettato. D'altra parte il microbiologo, sebbene lavorasse alla corte di Zaia quando è esploso il primo focolaio sui Colli Euganei, vanta una tessera del Partito democratico d'annata.
Ora, non poteva accadere che uno come Crisanti rispuntasse fuori senza terremotare tutto quanto. E così, dopo appena qualche ora che era trapelata la sua candidatura, eccolo sparare la prima panzana: "Se fossimo stati nelle mani di Salvini ci sarebbero 300mila vittime di Covid al posto di 140mila". Bang! E Letta dietro di lui: probabilmente stufo d'inseguire fantasmi in camicia nera, anziché dissociarsi o quantomeno gettare acqua sul fuoco, ha messo giù il carico da novanta: "A destra prevale la cultura no vax. Ce li ricordiamo gli 'aprire, aprire, aprire'". Rissa da bar, insomma. Con Roberto Speranza, altro paracadutato nelle liste dem (anche lui capolista, ma in Campania), che, anziché fare mea culpa per la pessima gestione della crisi pandemica, si è buttato nella mischia a tirare schiaffoni: "Della destra ci sono state troppe ambiguità".
Con Speranza e Crisanti a sproloquiare sembra che lancette siano tornate indietro di due anni. Un incubo che non finisce.
Ma è proprio quello a cui punta la strategia dell'odio di Letta. La scorsa settimana, urlando anatemi contro la Meloni e Fratelli d'Italia, lo spauracchio fascista; oggi, rivangando le vittime del Covid, il terrorismo sanitario.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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