Diceva Jessica Rabbit: «Non sono cattiva, è che mi disegnano così». Ebbene. Bruno Bozzetto è uno di quelli che disegnano. È il principe anzi il re dell'animazione made in Italy. E se fosse stato per lui, la moglie di Roger Rabbit, uno dei conigli più famosi della storia del cinema, sarebbe stata ancora più buona. Non avrebbe insomma sulla testa l'ombra di quel sospetto che la celebre frase lascia intendere. Gli animali, Bozzetto li ama. La tutela dell'ambiente è la priorità. Sana per non dire sanissima.
E la matita è la sua parola. Semplice come un tratto di china. Amara come le parole di Doggy, una delle sue ultime creazioni, nata in tempo di Covid e diventata presto un piccolo libro in cui un cagnolino racconta. E da cui emerge che Fido nel suo piccolo sogna l'amore mentre l'uomo, in grande, diffonde odio. Così Doggy offre la sua morale e ci fa vergognare sempre un po' di più. Comunicare per immagini, un mestiere in cui Bozzetto si è speso per una vita intera e recentemente ha tenuto a battesimo a Milano un progetto di ABCinema dedicato proprio a una navigazione nei codici del linguaggio filmico tra sala, schermo e rete.
È così difficile stabilire un dialogo?
«Il vero problema è come far arrivare un messaggio al pubblico. Un film. Un libro. Uno scritto. Perfino un disegno».
La gente è distratta.
«E affrettata, pensa ad altro. Non le interessa quello che la circonda, a meno che non cada un meteorite sulla terra».
Eppure lei dovrebbe avere la ricetta giusta. Il signor Rossi lo conoscono tutti.
«Pensi che invece nemmeno lui fu capito. Tanto meno riconosciuto. È nato casualmente, per una mia piccola vendetta. Ero arrabbiato con il direttore di un festival cinematografico creato a Bergamo da Nino Zucchelli. Non l'ho mai nominato, né ho raccontato questa storia ma ora che è morto ed è passato molto tempo da allora».
Che cosa era successo?
«Avevo mandato un film, La storia delle invenzioni, il mio secondo. Non era granché, ammetto. Però c'erano dietro mesi di lavoro. Quando ho visto quelli in concorso mi sono trovato davanti opere approssimative. E mi sono arrabbiato».
Quindi che cosa ha fatto?
«Una caricatura. Un omino pelato, piccolino e con i baffetti. Identico a lui».
E come si vendica il signor Rossi?
«Vuole girare un film, ovviamente. Arruola la moglie, distrugge casa, passa notti tra sonorizzazioni e montaggio ma al festival è rifiutato. A quel punto si arrabbia, lo sporca e lo rovina poi lo rimanda alla rassegna. Viene richiamato e vince l'Oscar».
L'interessato si è riconosciuto?
«Credo di no. Io non l'ho fatto per cattiveria, mi è venuto spontaneo».
Un fallito di successo. La mediocrità è davvero così aurea?
«Affatto. Deriva dal latino medium. E significa stare a metà, né ricco né povero, né intelligente né stupido. È sedotto da tante cose ma non sa superare le difficoltà. Ne ho conosciuti tanti così».
Fantozzi, a modo suo. E tante macchiette di Sordi.
«Il ragioniere ha preso molto dall'animazione e dai nostri film. Paperino stesso si butta in avventure sconosciute e ne esce scornato. I Simpson».
Che cosa la affascina dell'uomo comune?
«Offre infinite situazioni da cui creare storie buffe. La stessa cronaca indica nuove strade».
Ad esempio?
«L'intelligenza artificiale, tanto per citare la più recente. Prenda un signor Rossi qualsiasi, lo metta alle prese con questa tecnologia e ne vedrà delle belle».
Ha mai preso spunto dalla quotidianità?
«Sempre. Ci ho messo un po' della mia vita e della mia famiglia e Rossi l'ho mandato a sciare e in campeggio. Ogni scusa è buona per una gag. Tutto è parodia».
Qual è stato il lavoro più brutto?
«Con la pubblicità. Non ci capivamo. E poi c'era il politically correct».
Che cosa ne pensa?
«Il peggio possibile. Non avremmo avuto il Neorealismo.
E se Chaplin non avesse potuto spintonare il solito sconosciuto con il gesso o il bastone sarebbe stato più educato ma non avrebbe fatto ridere nessuno. La comicità è un pugno nello stomaco, non per questo va abolito il pugilato».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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