«Non sappiamo ancora se questa notizia sia vera. In Russia circolano tante bugie. Ma se questa notizia è vera, allora voglio che Putin, i suoi accoliti, i suoi amici, il suo governo sappiano che verranno considerati responsabili per quello che hanno fatto al nostro Paese, alla mia famiglia e a mio marito. Quel giorno arriverà presto». Gli occhi sono bagnati di lacrime ma la voce è chiara e netta, come le idee. Yulia Borisovna, la moglie di Alexei Navalny, prende la parola davanti a politici, ministri e alla platea di Monaco per la Conferenza sulla sicurezza. Era tra gli invitati, ma non era previsto che salisse sul palco. Il suo, più che un intervento, è diventato giocoforza un atto d'accusa alla Russia e al suo leader da parte di una donna a cui è stato strappato il marito.
Yulia, 47 anni, non è «solo» la moglie di Navalny ma anche lei una delle voci più forti e autorevoli di quell'opposizione russa che il Cremlino da anni sta cercando in tutti i modi di silenziare tra avvelenamenti, omicidi, carcerazioni ed esili. «Stavo pensando che cosa fare. Se restare qui o tornare dai miei figli, poi ho immaginato che cosa avrebbe fatto Alexei e sono sicura che sarebbe rimasto», ha aggiunto dal palco prima di chiudere il suo intervento durato poco più di due minuti e interrotto da applausi scroscianti: «Dobbiamo combattere tutti insieme contro questo regime», ha detto, di fronte a una platea non a caso composta dalla stragrande maggioranza dei rappresentanti mondiali, eccezion fatta proprio per Russia e Iran.
Dura anche la reazione della madre di Navalny, Lyudmila Ivanovna che con un post su Facebook attacca: «Non voglio sentire le condoglianze. Abbiamo visto nostro figlio nella colonia giorno 12 a un appuntamento. Era vivo, sano, allegro». A raccogliere la sua eredità politica, oltre alla moglie, potrebbe essere la figlia Dasha, nata e cresciuta in Russia e ora negli Stati Uniti, dove studia a Stanford.
La ragazza, 23 anni, somiglia molto al padre e solo poco tempo fa sui social, dove tiene un diario incui spesso parla della sua famiglia, scriveva: «L'amore è sostenersi a vicenda in un tribunale. Genitori, grazie per avermi insegnato ad amare».
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