"È molto grave che le toghe d'Oltralpe se ne freghino delle regole europee"

L'ex Guardasigilli: "La dottrina Mitterand è sempre mal interpretata"

"È molto grave che le toghe d'Oltralpe se ne freghino delle regole europee"

Senatore Roberto Castelli, lei da Guardasigilli ha vissuto in prima linea gli stop and go della Francia rispetto all'estradizione dei terroristi rossi. Lei dovette fare fronte a resistenze politiche, oggi sembra essere la magistratura ad alzare il muro.

«La premessa è che ci mancano ancora alcune informazioni importanti. Ci illuminerà la motivazione. Ci sono però elementi inquietanti. A leggere quanto trapela da fonti di stampa pare che la Corte d'Appello si appelli agli articoli 6 e 8 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Se è così è preoccupante, perché se l'articolo 8 si appella a diritti generici dell'uomo, come il diritto alla libertà, alla famiglia, alla privazione della libertà senza fondamento, l'articolo 6 invece è più grave perché fa riferimento al fatto che a ogni uomo deve essere assicurato un equo processo».

Un giusto processo che quindi l'Italia non sarebbe in grado di assicurare.

«Esattamente e qui torniamo al pregiudizio di 30 anni fa di una certa cultura francese che riteneva che in Italia vigesse un sistema giudiziario molto rozzo che non teneva conto dei diritti delle persone e della presunzione di innocenza. Sembra che questo pregiudizio che un tempo permeava la gauche caviar - banalmente una certa puzza sotto il naso nei confronti dell'Italia - si sia trasferito alla magistratura. Ma, ribadisco, bisogna leggere la motivazione e chiarire un altro punto procedurale».

Quale?

«Sento parlare di richiesta di estradizione, ma è importante chiarire se ci si muove invece all'interno del mandato di arresto europeo. Io avevo forti dubbi sul mandato. Se c'è stato uno massacrato per le sue posizioni è stato il sottoscritto. Mi ero opposto tantissimo, avevo paura che diventasse uno strumento teso a colpire politicamente gli avversari. Misi molti puntini sulle i ed ebbi confronti molto duri. Venni accusato di antieuropeismo. Oggi cosa succede? Se la Francia al dunque se ne fa beffe e se davvero siamo all'interno del mandato di arresto europeo, ebbene abbiamo degli europeisti a parole, degli europeisti di facciata che delle regole europee se ne fregano».

Da Guardasigilli lei dovette fare i conti con la dottrina Mitterand. Quale fu il suo approccio?

«Feci una cosa molto semplice, quando mi trovai di fronte ai problemi relativi alle estradizioni degli ex terroristi mi andai a leggere il discorso di Mitterand. Mi resi conto che l'interpretazione che ne veniva data era una messa in scena o una forzatura. Mitterand, infatti, specificava che non bisognava proteggere chi si era macchiato di fatti di sangue, ma soltanto chi veniva perseguito per le sue idee politiche. Alla prova dei fatti riuscii a raggiungere un accordo con il governo francese e con il mio omologo su ex terroristi che si erano macchiati di gravi fatti di sangue, ma non si riuscì mai a dare seguito alle varie intese, la montagna finì sempre per partorire il topolino. In tutti noi è sempre rimasta la sensazione di una giustizia sospesa. Che senso ha dire: hanno cambiato vita, c'è stata una rieducazione? Manca completamente la consapevolezza della necessità di un atto di giustizia verso i parenti. Ed è un brutto segnale anche vedere che come Paesi e partner europei che hanno spinto tanto per ottenere il mandato di arresto europeo, poi alla prova dei fatti non lo applicano».

C'è qualcosa che potrebbe fare Macron o che potrebbe fare il ministro Cartabia?

«Macron dal suo punto di vista può rivendicare la sua svolta e dire:

cosa volete da me, è una decisione dell'autorità giudiziaria. Il ministro Cartabia è stato prudente nelle sue dichiarazioni, ma obiettivamente non poteva dire altro, almeno alla luce delle informazioni che abbiamo finora».

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