Giallo e azzurro sulla porta di Brandeburgo di Berlino, sulla Torre Eiffel di Parigi, sull'Empire State Building di New York, fino in Australia, sulla stazione di Melbourne. I monumenti e gli edifici di alcune delle principali città del mondo si illuminano con i colori della bandiera ucraina per solidarietà a Kiev. Alcuni si spengono, in segno di lutto. Gesti simbolici, ma non solo. Anche la gente scende in piazza per mostrare la propria vicinanza all'Ucraina e condannare l'invasione russa. Popoli vicini e lontani: in Italia, Israele, Francia, Regno Unito. C'è anche una minoranza pacifista in Russia che prova ad alzare la voce. Sono pochi e hanno paura, sanno che la repressione non farà sconti, i primi segnali già ci sono, ma protestano come possono in piazza, sui social, con petizioni online. A San Pietroburgo sono circa un migliaio a manifestare, nonostante il Cremlino abbia fatto sapere che non c'è spazio per il dissenso, tanto che la polizia ha già fermato quasi 600 persone impegnate nelle proteste in 28 città. In Romania sono in centinaia, a Bucarest, a cantare l'inno ucraino e a scandire il nome del presidente Zelensky di fronte all'ambasciata russa. La Tv spagnola mostra le immagini delle proteste contro l'attacco militare russo organizzate in diverse città, non solo a Madrid e Barcellona, ma anche in altre località. Numerosi manifestanti si ritrovano a Malta davanti all'ambasciata russa con candele accese e cartelloni con messaggi politici. Chiedono il ritiro delle forze militari. A New York, dove vivono centinaia di ucraini, il cuore della protesta è stata nei giorni scorsi a Time Square e la mobilitazione continua, così come in Canada. «Stop Putin, stop alla guerra», recitano i cartelli del raduno di Toronto, il primo dei molti che seguiranno in altre città. Manifestazioni ovunque anche nel nostro Paese: a Napoli, Cagliari, Siena, Novara, Padova. In migliaia sfilano a Milano. Il corteo è aperto da una lunga bandiera della pace.
C'è la disperazione degli ucraini tra la folla e chi, tra i russi, porta in piazza la propria vergogna per quanto sta accadendo. Dopo la fiaccolata al Colosseo, Roma si ritrova in piazza Santi Apostoli. C'è anche il ministro Speranza: «Le armi devo tacere al più presto, torni in campo la diplomazia».
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