Il Monte di crediti agli amici degli amici (in odore di Pd)

Il Monte di crediti agli amici degli amici (in odore di Pd)

La crisi del Monte dei Paschi di Siena e lo scudo finanziario che il governo sta preparando in modo oscuro e opaco non hanno niente a che fare con il problema generale delle sofferenze su crediti insoluti delle banche italiane, ingigantito sia dagli errori di comunicazione e di condotta del governo Renzi, di cui ha scritto ieri Marcello Zacché, sia dal modo goffo al limite della incompetenza con cui il tema è stato gestito dalla Commissione europea di Bruxelles. Essa ha confuso e continua a confondere il mercato delle garanzie immobiliari delle sofferenze bancarie italiane con quello dei derivati finanziari internazionali di natura prevalente mobiliare. Ciò genera una sopra valutazione delle nostre sofferenze bancarie con parametri di riferimento privi di rilevanza empirica e a concezioni erronee del modo di gestirlo.

Ma il Montepaschi ha problemi finanziari diversi da quelli delle altre banche italiane, perché è una banca diversa dalle altre. Sino a ieri è stata gestita da una Fondazione bancaria controllata rigidamente da un partito politico, il Pd, che deriva dal Pds, dal partito dei Ds e quindi dal Pci della Regione Toscana e della Provincia e Comune di Siena. Qui è inutile la discussione se sia valido il modello angloamericano, di salvataggio mediante una bad bank, o il modello europeo del bail in, in cui, con la violazione delle regole del codice civile, si chiamano a pagare il conto anche gli obbligazionisti e i titolari di crediti di conto corrente con importi elevati. Con una responsabilità oggettiva dipendente dal comportamento di terzi su cui non hanno controllo, quasi come se fossero «ostaggi».

Nel caso del Monte dei Paschi ci sono probabilmente molti crediti garantiti da garanzie reali serie, come quelle che in genere le nostre banche notoriamente richiedono. Ma ci sono molto probabilmente anche molti crediti concessi con garanzie inadeguate o senza garanzie, a causa degli intrecci politici fra la Fondaziona Mps, il cda che essa nominava, i dirigenti che questo sponsorizzava e il partito di riferimento. Non tanto quello nazionale, quanto quello locale, che in tal modo otteneva un particolare potere, anche a livello nazionale. Diversamente non si spiegherebbe perché il responsabile della comunicazione della banca si sia suicidato. E vi è chi ritiene che non si tratti di un suicidio.

Lo «scudo» che il governo si appresta a dare, si dice di forse due miliardi, a spese del contribuente, ora è necessario per evitare il peggio. Può probabilmente esser giustificato dalle confuse regolamentazioni europee con la motivazione che esso serve per la tutela dell'investimento dello stato nella banca che ne è azionista col del 4%, in virtù di decisioni recenti di governi a guida Pd. Forse lo scudo non è da considerarsi un aiuto di stato illegittimo, perché rientra fra quelli ammessi dalle regole europee a tutela da turbative del mercato. Ma dopo varato questo scudo è necessario fare in modo che il contribuente non paghi per responsabilità altrui. Bisogna evitare che il suo denaro non vada a pagare creditori che sono diventati tali per merito politico o amicizia personale. È necessario che gli obbligazionisti siano pienamente tutelati.

Scrivo tutto ciò con amarezza pensando al fatto che il Monte dei Paschi, prima che questo accadesse, era una banca gloriosa, forse la più antica del Mondo, sorta nella civiltà del Rinascimento, in una città ricca di cultura, di arte, di energie imprenditoriali e di sapere.

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