Un rebus che non trova soluzione, o giallo irrisolto. O, meglio ancora, visto che si tratta di Olimpiadi invernali, un'uscita di pista a pochi metri dal traguardo. Difficile dire cosa sia successo davvero con la nomina di Letizia Moratti alle Olimpiadi Milano-Cortina: in tarda mattinata era data per certa da tv, radio e siti di mezza Italia, subito dopo è stata smentita dalla diretta interessata (oltre che dal sindaco di Milano, Beppe Sala e dal governo) e infine le voci di dentro l'hanno spiegata come il risultato di «manovre ostili» riconducibili a un fronte o all'altro.
Quel che è certo è che la partita non è chiusa, almeno non ancora, e anzi rischia di complicarsi, insieme alla «parallela», quella delle Regionali. Sì, perché le questioni in ballo sono due: la prima è la scelta dell'amministratore delegato della Fondazione che dovrà organizzare i Giochi, che pure è «urgente» - come ha confermato nel pomeriggio anche Palazzo Chigi, l'altra è la candidatura del centrodestra alle Regionali del 2023, in sospeso fra il presidente, Attilio Fontana, che ha già annunciato di voler correre per il secondo mandato (con il sostegno già ufficiale della Lega e quello rivendicato del centrodestra) e la sua vice, Moratti appunto, che reclama un suo protagonismo e sembra propensa a non volersi accontentare di altro che non sia la «nomination» a governatore, per lei in qualche modo «dovuta» dopo l'arrivo in giunta (nel gennaio 2021).
Ecco perché era parsa plausibile a molti che la scelta - che spetta al governo - fosse caduta su Letizia Moratti. Evocata e poi data praticamente per fatta da «Repubblica», ripresa infine da molti altri, la nomina dell'ex sindaco ed ex ministro, avrebbe avuto due pregi: intanto avrebbe dato ai Giochi una manager di esperienza e di riconosciuto prestigio, e ce n'è bisogno, visti i tempi stretti e l'imprevisto «cambio di programma» rappresentato dalla promozione a ministro dello Sport di Andrea Abodi, finora considerato papabile proprio come «ad» della Fondazione. Poi, inutile negarlo, avrebbe anche tolto le castagne dal fuoco a un centrodestra che ha appena giurato al governo e tutto vuole tranne che imballarsi con un doppio stallo.
Era apparsa plausibile, questa scelta, ma non era matura, visto che ha ricevuto tre smentite nel giro di un'ora: per primo lo staff di Moratti l'ha relegata a «fake», precisando ufficialmente che la vicepresidente «smentisce la sussistenza della notizia», subito dopo il sindaco - che per legge dev'essere sentito dal governo, come la Regione e altri enti - l'ha a sua volta esclusa, aggiungendo un'annotazione polemica («una scelta così delicata non può essere fatta per risolvere i problemi del centrodestra in Lombardia»), infine la presidenza del Consiglio ha
precisato che «non ci sono ancora determinazioni» su una nomina che pure «ha carattere di urgenza». Offerta mai ricevuta, rigettata o mandata all'aria da qualcuno? Di sicuro, qualcosa è andato storto. E ora tutto è più difficile.
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