Mosca e Salis le priorità, ma il rimpatrio è in salita

Oltre duemila connazionali sono in carcere all'estero. Difficile riportarli a casa sino a quando non c'è una sentenza

Mosca e Salis le priorità, ma il rimpatrio è in salita
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Dal carcere di Costanza arrivano cartoline terribili: 24 detenuti stipati in una cella di 30 metri quadri. Sporcizia. Le cimici nei materassi. Un buco, nemmeno una turca, per i bisogni corporali. Filippo Mosca era partito da Caltanissetta per la Romania con l'intento di partecipare a un festival musicale. Si ritrova ora in un carcere dal regime durissimo e con una condanna pesantissima a otto anni e mezzo per spaccio di stupefacenti. A quanto pare, il ragazzo, ventinovenne, avrebbe ingenuamente accettato di recapitare un pacco che un conoscente non riusciva a far arrivare a destinazione. Chi attendeva il carico - stupefacenti - l'ha scagionato, ma il disastro è compiuto. E ora gli amici e la mamma si battono per riportarlo in Italia e temono per le sue condizioni di salute. La vicenda Mosca ricorda in qualche modo quella di Ilaria Salis che si svolge nella vicina Ungheria.

Certo, si tratta di due storie differenti, perché la Salis è accusata di far parte di un'organizzazione eversiva che colpisce gli estremisti di destra, ma anche a Budapest le condizioni di detenzione sono lontanissime dagli standard minimi di civiltà che tutti ci attenderemmo. E tutto il mondo ha visto le foto di lei tenuta al guinzaglio, come un cane, da un agente. C'è un altro elemento molto importante da valutare: Salis è in attesa di giudizio, Mosca come si diceva è stato condannato, anche se continua a professarsi innocente. La pena potrebbe essere un elemento a suo favore per sbloccare la pratica. Finché non c'è stata una sentenza, è difficilissimo far traslocare un imputato, anche se si trova in un paese della Ue, in Italia.

Tutti ricordano il caso di Danilo Restivo: l'Italia lo reclamava per celebrare il processo per la morte di Elisa Claps a Potenza, ma la Corte britannica bloccò la trasferta tricolore perché era in corso il dibattimento per l'omicidio in Inghilterra di Heather Barnett. E solo nel 2013 Restivo fu temporaneamente spedito in Italia.

Nel 2022 erano circa 2 mila i nostri connazionali detenuti all'estero. Di questi ben 606 erano in Germania, con 401 condannati; ancora, 190 in Francia e 159 in Spagna. Poi ci sono realtà problematiche: anche solo a citarle si prova inquietudine. Trentacinque italiani erano nelle famigerate prigioni brasiliane, 2 in Ecuador, uno in Guatemala, 7 in Messico. E ancora 4 in Senegal, 5 in Costa d'Avorio, uno nel Burkina Faso. Sempre nel 2022, continuando il giro del mondo dietro le sbarre, ce n'erano 2 in Cina, altrettanti nello Sri Lanka, uno a Taiwan e ben 86 in Australia, che però dovrebbe offrire garanzie di rispetto dei diritti fondamentali.

Insomma, il quadro è frastagliato e in mezzo c'è di tutto, ma gran parte dei carcerati è dentro per reati connessi al traffico di droga. I dati del 2023 non sono stati ancora pubblicati, ma si sa che le cifre sono salite e dovremmo essere intorno a quota 2400. Molti sono italiani solo di passaporto, per l'origine delle loro famiglie, e mai verrebbero a scontare la pena a Roma o Milano.

Qualche caso arriva comunque all'attenzione dei media come quelli di Ilaria Salis, Filippo Mosca e Fulgencio Obiang Esono. Obiang Esono è stato rapito nel Togo il 18 settembre 2018 ed è ricomparso nel famigerato penitenziario di Black Beach in Guinea Equatoriale.

Obiang Esono è un ingegnere pisano, con radici proprio in Guinea, ed è stato arrestato e condannato a 60 anni perché sarebbe legato all'opposizione che cerca di far crescere la democrazia. Appelli e mobilitazioni per ora non hanno portato a nulla.

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