La mossa dei pm per evitare la prescrizione. Ma il ritorno in Italia non è vicino (né certo)

La Procura di Roma è riuscita a spostare i termini di estinzione della pena. Parigi frena: almeno due-tre anni per l'estradizione. Se ci sarà

La mossa dei pm per evitare la prescrizione. Ma il ritorno in Italia non è vicino (né certo)

È durato quasi tre mesi l'ultimo scampolo di fuga di Maurizio Di Marzio, irriducibile delle Brigate Rosse, sfuggito alla retata del 28 aprile contro i latitanti in terra di Francia. Di Marzio, come altri del gruppo dei nove «rifugiati politici», aveva avuto sentore che qualcosa si stava preparando. Ma mentre la maggior parte - a iniziare dai più noti, come la br Marina Petrella e il mandante dell'omicidio Calabresi, Giorgio Pietrostefani - si lasciavano catturare senza difficoltà, Di Marzio, Luigi Bergamin e Raffaele Ventura si erano resi uccel di bosco. Bergamin e Ventura si sono consegnati quasi subito, Di Marzio finisce ieri nella rete. Ma, a differenza di quanto si era detto nelle prime ore dopo il blitz, la riconsegna dei terroristi all'Italia non appare nè imminente nè certa. La possibilità che la Francia continui ad essere il rifugio indisturbato per uomini e donne che in Italia si sono macchiati di gravi crimini è tutt'altro che esclusa, nonostante i proclami di cooperazione.

Ad aiutare i latitanti c'è, oltretutto, il tempo ormai trascorso e che rischia di rendere inesigibile il debito con la giustizia italiana. Il calcolo dei tempi di prescrizione della pena è complesso e dagli esiti incerti. Il caso di Di Marzio è esemplare. L'uomo, condannato per diverse imprese delle Br tra cui il fallito sequestro del capo della Digos di Roma nel 1982, il 10 maggio - quando era ancora irreperibile - si era visto dichiarare estinta la pena: da quel momento, in teoria, avrebbe potuto tornare in Italia indisturbato. Ma la Procura di Roma non si è rassegnata, ha impugnato la decisione e l'8 luglio scorso si è vista dare ragione dalla Corte d'assise: poiché di Marzio era stato arrestato per un breve periodo negli anni Novanta, la prescrizione si è interrotta e la pena è ancora da scontare. Complessa anche la situazione per un altro degli arrestati, il leader dei Proletari armati per il Comunismo Luigi Bergamin, condannato a soli venticinque anni per due omicidi: l'11 maggio anche la sua pena è stata dichiarata prescritta nonostante nel frattempo fosse stato dichiarato delinquente abituale, dichiarazione confermata in appello. La Cassazione ha annullato la prescrizione della pena su richiesta della Procura di Milano, il 13 luglio si è tenuta una nuova udienza ma l'esito non è ancora noto.

Qualunque sia in Italia l'esito finale di questi andirivieni giudiziari, il problema è che sono i francesi ad avere visibilmente frenato sulla collaborazione con Roma. Inizialmente era parso addirittura che potesse venire applicato il mandato d'arresto europeo, una procedura semplificata che avrebbe portato alla consegna senza troppe formalità degli arrestati nella cosiddetta «Operazione Ombre Rosse». Invece dopo una manciata di giorni tutti i terroristi catturati sono stati rimessi in libertà dal tribunale di Parigi in attesa di una formale procedura di estradizione.

Accanto a loro sono scesi in campo alcuni tra i migliori penalisti parigini, giustamente decisi a ostacolare con ogni mezzo la riconsegna all'Italia.

Il primo risultato è stata l'apertura di nove procedimenti separati, ognuno con i suoi giudici e i suoi tempi, nel corso dei quali gli «esuli» punteranno soprattutto sui quattro decenni trascorsi dai delitti e sulla buona condotta tenuta durante tutta la latitanza in Francia. E se la Chambre d'instruction della Corte d'appello dovesse dare loro torto, avrebbero comunque diritto al ricorso in Cassazione. Se tutto va bene, se ne riparlerà tra due o tre anni.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica