Sei punti percentuali in un anno. Il sondaggio presentato dal programma Quarta Repubblica laurea Fratelli d'Italia come il partito che ha guadagnato più consenso nel terribile 2020. Oggi è a 16,8 per cento dei consensi stimati, un anno fa superava di poco il 10 per cento. In via della Scrofa, sede storica della destra che il partito di Giorgia Meloni ha voluto mantenere, sono in tanti a pensare che a funzionare sia la strategia di guardare oltre l'orizzonte tradizionale della propria collocazione politica.
Se questo è vero, dalla giornata di ieri Giorgia Meloni ricava due segnali importanti. L'incontro bilaterale in viale dell'Astronomia con il presidente di Confindustria Carlo Bonomi corona un costante lavoro di attenzione alle categorie produttive orchestrato dal responsabile economico del partito, un tecnico prestato alla politica come il docente e tributarista Maurizio Leo.
Ma la vera sorpresa è l'adesione della famiglia Moro alla raccolta di firme per sfiduciare il premier Giuseppe Conte. La petizione ha solo un significato politico e non giuridico, ma Fratelli d'Italia in due giorni è arrivata a raccogliere on line 250mila firme. Tra cui quelle di Maria Fida e Luca Bonini Moro, rispettivamente figlia e nipote dello statista rapito e ucciso dalle Brigate Rosse. Luca all'epoca era un bambino che Aldo Moro considerava «la cosa più preziosa che la vita gli abbia donato e poi, miseramente, tolta», come gli scrisse teneramente dal carcere. Parole d'amore e di rimpianto che echeggiano in quelle di Maria Fida Moro: «Siamo tutti agli arresti domiciliari ma non sappiamo fino a quando», protesta la figlia del leader democristiano. «È stato eroso il potere sovrano del Parlamento - prosegue - e cancellati, come se fosse normale, i diritti inviolabili dell'uomo. Primo fra tutti la libertà, che è il bene più prezioso di tutti». Il bene per cui è morto Aldo Moro. «Il governo faccia al meglio il proprio lavoro, cosa che fin ora non ha saputo fare», attacca Maria Fida Moro, schierandosi in una battaglia di principi che, evidentemente, non risuona soltanto a destra. La figlia del leader storico della Democrazia cristiana non solo firma, ma lancia un appello alla società civile: «Dove sono gli uomini di legge e coloro che hanno studiato diritto? Dove sono gli uomini di buona volontà? Dove sono gli uomini liberi?».
E se con la famiglia Moro, cui Giorgia Meloni destina un «grazie di cuore», l'incontro è sui principi, con gli industriali il leader di Fdi si muove un piano assai concreto: al centro della discussione durata oltre un'ora temi estremamente concreti, parte dei quali il partito di Giorgia Meloni aveva già intercettato sotto forma di emendamenti al decreto ristori e alla legge di bilancio.
Al centro delle preoccupazioni di Confindustria c'è l'incertezza delle regole del gioco. Norme, come quelle sugli appalti, che cambiano continuamente, e prospettive del piano Next Generation Eu, risucchiate nel gorgo di una crisi di governo sempre alle porte. Anche Bonomi condivide le preoccupazioni per il debito pubblico che cresce ma le imprese hanno bisogno di programmare e per farlo devono sapere a quanto ammonteranno realmente le risorse messe in gioco dall'Europa, visto che non è chiaro se l'intera quota che arriva sotto forma di prestiti sarà attivata.
Fratelli d'Italia ha messo sul tavolo una serie di proposte, dal fisco, recupero dell'Iva a favore delle imprese senza attendere la fine delle procedure concorsuali, e deducibilità totale degli interessi passivi, agli appalti (via lo stop alla partecipazione alle gare in caso di pendenze
fiscali non ancora definite). Idee ben accolte dalle imprese, così come gli sgravi sulle assunzioni. E Giorgia Meloni continuerà a parlarne con le categorie professionali e imprenditoriali. L'era Conte prima o poi finirà.
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