Musk (e Tesla) "scaricati" dalla sinistra

Se tornasse il genio di Giorgio Gaber e aggiornasse la sua Destra-sinistra, dove collocherebbe l'auto elettrica, e in particolare la Tesla? Sicuramente a sinistra

Musk (e Tesla) "scaricati" dalla sinistra

Se tornasse il genio di Giorgio Gaber e aggiornasse la sua Destra-sinistra, dove collocherebbe l'auto elettrica, e in particolare la Tesla? Sicuramente a sinistra. L'elettrico è green, cioè rosso. La benzina è nera, quindi destra: e il diesel, nazista. Più volte vari esponenti della sinistra americana ed europea hanno dimostrato il loro amore politico facendosi fotografare alla guida di una Tesla: su tutte, la super elegante e super di sinistra Alexandra Ocasio-Cortez, la parlamentare dell'ala più radicale del partito di Biden. Tutto questo fino a qualche settimana fa però. Quando Musk si è messo in testa di acquistare Twitter, e, non pago, ha pure dichiarato che avrebbe «sbloccato» il profilo di Trump e che, per la prima volta nella sua vita, voterà repubblicano, l'idillio si è rotto. E l'onorevole Ocasio-Cortez, con un'intervista a «Bloomberg» ha lanciato il grido di dolore e di rabbia. Sono costretta, si è lamentata la parlamentare, a vendere la mia Tesla 3 appena acquistata perché «Musk è un milionario con seri problemi con il proprio ego». Il che, detto da un esponente politico che è la perfetta incarnazione dell'età del narcisismo descritta da Christopher Lasch, conferma che l'essere umano tende a proiettare sugli altri quelli che sono i propri vizi. Cosa farà la momentaneamente appiedata Alexandra? Comprerà un'auto sempre elettrica ma prodotta da «lavoratori del sindacato», si immagina americani: quindi Alexa finisce per essere trumpiana senza volerlo. Dopo quella intervista, è partita però sui social e sui siti della sinistra americana l'invito a boicottare Tesla. Ora, noi ci divertiamo a celiare ma la piccola vicenda è significativa della idea di libertà di espressione e di pluralismo della sinistra (americana e no). Quando i social, o la stampa, o le tv, sono in mano a imprenditori democratici o che comunque censurano chi non sia di sinistra, allora la libertà è sacra, e guai a chi li critica. Quando invece uno come Musk, non proprio un anonimo, decide di rendere davvero pluralistico lo spazio di twitter, uscendo dal ghetto dei media di destra, allora scatta la caccia alle streghe: e il dissidente va massacrato economicamente. Musk non intende certo trasformare il social in un organo repubblicano (ha il senso degli affari). Di cosa hanno paura allora i dem? Del suo successo anche nel campo dei social, e magari dell'effetto contagio della libertà.

Ma cosa scriviamo a fare tutto questo? I lettori la storia la conoscono fin dagli anni Ottanta: al posto dei dem c'erano i comunisti, al posto di Musk, Berlusconi. Per il resto, poco è cambiato nella mentalità dei reds, anche se ora fanno i green.

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