Sette miliardi, no, meglio dieci, poi c'è il cuneo, e del reddito che ne facciamo? Insomma, il giorno dopo il big bang delle amministrative si riparte con il programma e lo scontro si sposta su fisco e cittadinanza. E subito si forma una specie di «maggioranza nella maggioranza», un asse Fi-Lega-Italia Viva che vuole un taglio delle tasse ben più deciso di quello in cantiere. Sul piatto di miliardi ce ne sono sette, ma non bastano, dicono i rappresentanti dei tre partiti, per rilanciare il Paese. «A fronte di una manovra da 22 miliardi - sostiene il renziano Luigi Marattin - non si può avere il braccino corto. Noi e Forza Italia chiediamo che si arrivi almeno a dieci». Antonio Tajani propone che «la riduzione delle imposte per famiglie e imprese sia un manifesto per la ripartenza». Per Matteo Salvini «sette miliardi servono per il solo taglio del cuneo fiscale». E, aggiunge aprendo l'altro fronte, «occorre una stretta sui furbetti del reddito di cittadinanza».
Toni fermi, metaforici pugni sul tavolo, ma nella «maggioranza nella maggioranza» a rompere non ci pensa nessuno, anche perché l'accordo non sembra irraggiungibile. I sette miliardi di cui si discute, spiega il ministro dell'Economia Daniele Franco, in realtà sono otto, perché uno è già stanziato, e diventeranno «nove a regime». Il fisco si sa è uno dei temi sensibili, tra i più divisivi. Antonio Tajani incontra ministri e sottosegretari azzurri per fare il punto e stilare una nota. Due le richieste chiave, portate in cabina di regia a Palazzo Chigi: giù il cuneo e meno soldi alla cittadinanza, che vanno usati piuttosto per welfare e sostegno alle imprese. «Noi da sempre riteniamo che non si possa ridare slancio all'economia se non abbassando la pressione impositiva e ristrutturando il reddito - racconta Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa, Fi - La Finanziaria deve puntare allo sviluppo».
Italia Viva è sulla stessa linea. «Tutti i partiti vogliono ridurre le tasse - dice Marattin - è strano farlo con un terzo delle risorse disponibili. C'è spazio per uno sforzo ulteriore». E il ministro alle Pari opportunità Elena Bonetti chiede di «destinare il taglio delle imposte a incentivi per il lavoro femminile, sgravi alle imprese che assumono donne, asili nido e abbattimento della non equa tampon tax». Oltre a «strutturare il piano parità e il piano anti violenza», Iv vuole investire su «formazione e lavoro».
E come trovare i soldi necessari? Semplice, dalla legge-bandiera dei grillini. «Come ha funzionato il reddito di cittadinanza è sotto gli occhi di tutti - dice Roberta Toffanin, responsabile lavoro di Forza Italia - Non si possono spendere all'infinito otto miliardi e mezzo in maniera inefficace. Diamolo a chi ne ha realmente bisogno e spostiamo risorse dove serve per creare vera occupazione». Basta soldi a pioggia e mancette, ma investimenti saggi sul lavoro.
Secondo Mariastella Gelmini, ministro degli Affari regionali, è proprio quello che si sta facendo: «Il governo intende continuare con una politica economica espansiva. La crescita del Pil 2022 e stimata al 4,7 per cento e grazie agli interventi sulla crescita il debito si ridurrà».
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