Nato, ultimatum Usa all'Europa. "Dovete rispettare gli impegni"

Il vicepresidente Pence bacchetta gli alleati: "Fate di più". Roma, Parigi e Berlino violano i patti sugli investimenti

Nato, ultimatum Usa all'Europa. "Dovete rispettare gli impegni"

Ora è tutto chiaro. La Nato per Donald Trump non è tanto obsoleta quanto insolvente. E in cima alla lista degli alleati morosi ci sono Italia, Germania e Francia. A spiegarlo agli alleati riuniti alla Conferenza per la Sicurezza di Monaco ci pensa il vicepresidente Usa Mike Pence con un discorso dai toni tanto duri quanto espliciti. Toni in cui è difficile non leggere un'aperta dichiarazione di guerra all'Europa allineata con la Cancelliera tedesca Angela Merkel. Una Cancelliera che nel discorso, pronunciato immediatamente prima di Pence, sottolinea parallelamente di non esser disposta a farsi intimidire da Trump.

Ma partiamo dalla sottile linea rossa su cui si combatte, e si combatterà, la grande guerra tra alleati. Il fronte, tutto economico, dello scontro è quella quota del 2% del Pil che ogni stato membro dovrebbe, in base all'articolo 3 del trattato dell'Alleanza Atlantica, destinare alle spese militari. «In questo momento solo gli Stati Uniti e quattro altri stati membri rispettano questo requisito fondamentale» fa notare Pence ricordando come molti altri Paesi «tra cui alcuni dei nostri più grandi alleati» siano «ben lontani dall'intraprendere un percorso chiaro e credibile per raggiungere quell'obbiettivo minimo». Parole pesanti come macigni certificate dai bilanci Nato. Secondo quei bilanci soltanto Regno Unito, Grecia, Estonia e Polonia soddisfano il requisito minimo mentre gli altri «alleati» si mantengono oltre il limite della morosità. E a guidare la classifica dei grandi insolventi c'è un'Italia che nel 2016, secondo le stime Nato, ha investito nella Difesa soltanto l'1,11% del Pil restando dietro nazioni come l'Albania (1,21%), la Lettonia (1,45%), la Slovacchia (1,16%) l'Olanda (1,17%) e la Danimarca (1,17%). Ma il principale obbiettivo di Pence sull'ampio e vasto fronte dei morosi è soprattutto una Germania restia, nonostante la propria potenza economica, ad adeguare le proprie spese militari superando lo scarno 1,19% raggiunto nel 2016.

Una Germania colpevole da una parte d'essersi illegittimamente e indebitamente appropriata del ruolo di leader europeo e dall'altra d'affossare l'economia internazionale con le sue politiche di contenimento generale della spesa. Ma la Cancelliera Merkel non sembra aver alcuna intenzione di capitolare di fronte alle richieste di Trump. Sembra la prima, anzi, a voler trasformare la sala della Conferenza sulla Sicurezza in un ring in cui contrapporsi alle richieste del nuovo inquilino della Casa Bianca per candidarsi al ruolo di capofila dell'Europa anti-Trump. Nell'intervento immediatamente precedente quello del vicepresidente Usa la Merkel annuncia di non aver alcuna intenzione di adeguarsi alle richieste provenienti da Washington, di non vedere la necessità d'investire in nuove spese militari e di sentirsi vincolata soltanto agli accordi del summit 2014 in cui i 28 paesi della Nato si diedero tempo fino al 2024 per raggiungere la soglia minima di spesa.

Alla barriera del no eretta dalla Merkel si contrappone però la durezza degli avvertimenti di un Pence risoluto nel ricordare come la disponibilità degli Usa a difendere, in base all'articolo 5 del trattato Nato, un alleato minacciato o attaccato da potenze straniere dipenda anche dal comune rispetto di quell'articolo 3 in cui è fissato il requisito.

«Lasciatemi essere chiaro su questo punto sottolinea Pence citando non a caso quel Trump più volte criticato dalla Merkel - il presidente degli Stati Uniti si aspetta che gli alleati mantengano la loro parola e rispettino gli impegni. E per molti di loro è venuto il tempo di fare di più». E la Germania, sembra di capire, è la prima da cui l'America di Trump esige un repentino e radicale cambio di passo.

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