Navalny, Putin è accerchiato: Ue in missione e minaccia Usa

Borrell in Russia venerdì affronta il caso. Il segretario di Stato Blinken: scossi dalla repressione, pronti alla risposta

Navalny, Putin è accerchiato: Ue in missione e minaccia Usa

La brutale repressione poliziesca delle manifestazioni a sostegno di Alexei Navalny in Russia sta provocando una reazione accesa nelle cancellerie occidentali. Archiviata la presidenza Trump con la sua benevola distrazione rispetto alle politiche di Vladimir Putin in tema di diritti civili e politici, gli Stati Uniti guidati da Joe Biden mostrano ora tutt'altro atteggiamento, non soltanto in campo diplomatico ma anche militare; e la stessa Europa, pur divisa come vedremo da diverse sensibilità e concretissimi interessi economici, rifiuta di voltare lo sguardo dall'altra parte e si prepara ad esercitare pressioni su Mosca perché rispetti gli impegni internazionali che essa stessa ha sottoscritto sul rispetto delle libertà individuali.

Se quella europea è almeno a parole superiore alle attese, la reazione della Casa Bianca non può essere considerata una sorpresa. Biden aveva messo in chiaro le sue intenzioni da subito, fin da quando martedì scorso aveva parlato per la prima volta al telefono con Putin in veste di presidente: parole chiare non solo sul rispetto dei diritti civili dei russi, e di Navalny in prima persona, ma anche su varie altre questioni tra cui la situazione geopolitica nella regione del Mar Nero. E ieri il nuovo segretario di Stato Anthony Blinken, dopo aver ripetuto che Biden «non avrebbe potuto essere più chiaro con Putin», ha respinto al mittente le proteste del Cremlino su una «grossolana ingerenza americana negli affari russi» nel prendere le parti di Navalny: «Il governo russo commette un grosso errore se pensa che c'entriamo noi ha commentato Blinken -: c'entra semmai la frustrazione dei russi per la corruzione e l'autocrazia. Dovrebbero guardare all'interno, non all'esterno». Blinken si è detto «profondamente scosso dalla violenta repressione», e ha aggiunto che Washington sta valutando una risposta, pur evitando di sbilanciarsi su sanzioni personali verso gli attori finanziari vicini a Putin, che lo staff di Navalny ha chiesto alla Casa Bianca di applicare.

Sostegno americano ribadito e sottolineato anche all'Ucraina, con tanto di esplicito rifiuto dell'annessione russa della Crimea (militarizzata con 30mila soldati russi), del blocco di fatto dei porti ucraini sul Mar d'Azov, in violazione di un trattato che Mosca aveva firmato con Kiev nel 2003, e dell'annessione illegale di fatto di due territori georgiani, tra cui la regione costiera dell'Abhasia. Per chiarire la seria volontà americana di «agire fermamente contro l'aggressione russa nella regione», Biden ha fatto inviare in questi giorni nel Mar Nero tre navi da guerra, che vanno a rinforzare i pattugliamenti già in corso nell'area da parte della Nato, di cui fanno parte i Paesi costieri di Turchia, Romania e Bulgaria.

E l'Europa? Il «ministro degli Esteri» di Bruxelles, Josep Borrell, sarà in visita a Mosca venerdì e ha anticipato di voler sollevare con forza presso le autorità russe la questione del trattamento di Navalny e della «inaccettabile violenza contro persone che cercano solo di esprimere una posizione politica». Borrell sta inoltre cercando di sondare con i collaboratori di Navalny la possibilità di un suo incontro assai verosimilmente in carcere con l'oppositore numero uno di Putin. Intanto la questione Navalny apre una frattura tra Parigi e Berlino.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha infatti invitato la Germania ad abbandonare per protesta il progetto del gasdotto Nord Stream 2 che dovrebbe portare al porto tedesco di Greifswald il gas naturale russo, ma il governo di Berlino ha fatto sapere che intende andare avanti con il controverso progetto. In questa frattura si è subito inserito l'ex presidente russo Dmitry Medvedev, minacciando cause legali e invitando Berlino a «evitare di sacrificare la sua sovranità per seguire la linea americana».

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