L'illegalità pesa sul commercio e sui pubblici esercizi per 38,6 miliardi di euro. Si tratta di un macigno che mette a rischio 268mila posti di lavoro regolari perché un consumatore su quattro (il 24,2%) ha acquistato un prodotto contraffatto o un servizio illegale. È quanto emerge da un approfondimento in occasione dell'11sima edizione della giornata della legalità di Confcommercio. Come ha sottolineato il presidente della confederazione, Carlo Sangalli (in foto), l'obiettivo è «respingere la solitudine degli imprenditori di fronte a fenomeni che talvolta sembrano sempre più grandi di loro ma che li coinvolgono fin nel più piccolo aspetto della loro esistenza».
Secondo le stime dell'Ufficio studi di Confcommercio, l'abusivismo commerciale costa 10,4 miliardi, l'abusivismo nella ristorazione pesa per 7,5 miliardi, la contraffazione per 4,8 miliardi, il taccheggio per 5,2 miliardi, la cyber-criminalità per 3,8 miliardi. Altri costi dell'illegalità (ferimenti, assicurazioni, spese per proteggersi e difendersi) ammontano a 6,9 miliardi. L'usura resta il fenomeno criminale che gli imprenditori del terziario di mercato percepiscono come più in crescita (per il 24,4%), probabilmente a causa dell'aumento dei tassi che rende meno bancabili i piccoli esercenti. Seguono i furti (23,5%), aggressioni e violenze (21,3%) e vandalismo (21,1%). Di fronte a usura e racket il 62,1% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe sporgere denuncia, il 27,1% dichiara che non saprebbe cosa fare. «Per avere un Paese competitivo e attrattivo deve essere sicuro», ha sottolineato il sottosegretario all'Interno, Nicola Molteni perché «tocca allo Stato, rafforzando i presidi di legalità, rafforzando gli organici delle forze di polizia dopo scelte che in passato sono andate in direzione opposta».
Il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara ha evidenziato che «la scuola deve insegnare anche il valore dell'iniziativa economica, del lavoro, dell'impresa, della proprietà privata». Bisogna costruire, ha proseguito, «una nuova cultura che deve partire dai giovani», fondata sul rispetto delle regole, ma serve anche che «la cattiva condotta venga sanzionata» già nelle scuole, ha proseguito. Alle imprese il ministro ha proposto «un protocollo» per portare nelle scuole «una testimonianza diretta», affinché «ci sia consapevolezza su quanti danni arrecano abusivismo e contraffazione».
A questo proposito, il generale della Guardia di Finanza, Rosario Massino, comandante delle unità speciali ha ricordato che le Fiamme gialle non si limitano «a intercettare le partite di prodotti illegali ma anche e soprattutto a disarticolare le filiere del falso» per «interrompere i canali di alimentazione del mercato illecito e le fonti di finanziamento delle organizzazioni criminali». Si tratta di un «approccio multilivello, tipico della polizia economico-finanziaria, che mira a ricostruire, oltre alle movimentazioni delle merci, anche l'origine e la destinazione dei flussi finanziari» con il supporto di algoritmi e intelligenza artificiale.
Inoltre, vi è un collegamento diretto tra pattuglie impegnate in strada nei controlli e titolari dei marchi da tutelare, con la piattaforma della Guardia di Finanza anticontraffazione. «Legalità e sicurezza sono un'istanza collettiva», ha concluso Sangalli evidenziandone il ruolo di «battaglia comune».
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