Nei bar della Danimarca comanda la sharia

A Copenaghen bande islamiche prendo d'assalto i locali e chiedono il pizzo

Nei bar della Danimarca comanda la sharia

Un tempo era multiculturalismo, oggi è «sottomissione». E non è più un romanzo ambientato nell'imminente futuro, ma la realtà quotidiana delle periferie europee dove gli islamisti impongono con minacce ed intimidazioni la «sharia», la legge del Corano. Il tutto sotto gli occhi inerti di autorità e forze dell'ordine fedeli non alle leggi, ma a quel «politicamente corretto» che garantisce mano libera a immigrati e islamisti violenti. Lo si è visto a Wuppertal, la cittadina tedesca dove, nel settembre 2014, la magistratura ha assolto i vigilantes jihadisti dell'imam Sven Lau, un reduce dei campi di battaglia siriani, che nel nome del Corano intimidivano i proprietari e i frequentatori dei bar dove si serviva alcool o si ballava. Ora le pattuglie della sharia stanno conquistando Norrebro, un quartiere della periferia nord occidentale di Copenaghen. Diventato, grazie all'alta concentrazione di migranti, un'icona dell'ideologia multiculturalista è uno di quei quartieri che le guide per turisti «radical chic» si compiacciono di definire «hipster», «colorato» e «trasgressivo». Così trasgressivo da esser dichiarato «zona della sharia» dalle gang islamiste che da mesi ne pattugliano le strade minacciando i proprietari dei bar dove si serve alcool o si esercitano attività «blasfeme». «Sono entrati nel mio bar urlando ai clienti di andarsene e sostenendo che bere alcool è vietato perché la zona adesso è loro e tutta Norrebro risponde alle regole della sharia». racconta a Radio24 Syv Heidy Dyrnesli, proprietaria del Cafè Heimdal. Mohammed Ahmed, un proprietario a cui i vigilantes contestano l'«aggravante» d'essere musulmano, confessa al quotidiano Nettavisen di vivere nel terrore: «Hanno aperto la porta a calci minacciando di scorticarmi vivo se non la smetto di servire alcool o, in alternativa, non gli versavo una tassa di protezione di 60mila corone (8mila euro)».

In altri casi si è già alle violenze vere proprie. Molti proprietari hanno denunciato il lancio di mattoni e di colpi di lanciarazzi contro i locali. Il tutto sotto gli occhi di una polizia che non muove un dito nonostante le disperate richieste degli imprenditori che «da mesi - riferisce la tv danese - chiedono alla polizia di Copenaghen d'intervenire». Un'inerzia singolare visto che Norrebro è il quartiere dove è cresciuto ed è stato ucciso in un conflitto a fuoco il terrorista palestinese Omar Habdel El Hussein autore, nel febbraio 2015, di un duplice attentato nel cuore di Copenaghen costato la vita a due persone e il ferimento di sei poliziotti. «Non lo consideriamo un grande problema - dichiara al quotidiano Berlingske un portavoce della polizia liquidando il tutto come il gesto di alcuni «teppisti». Un altro portavoce confida invece di voler risolvere il problema «dialogando con giovani e comunità». Una bella illusione visto quel che è toccato mercoledì scorso alla signora Inger Stojberg, il ministro per l'Integrazione e l'Immigrazione arrivato nel quartiere su richiesta degli imprenditori locali esasperati dall'apatia delle forze dell'ordine. Non appena giunta a Norrebro è stata circondata da un gruppo d'immigrati e di estremisti di sinistra che le hanno dato della «nazista» e della «fascista».

E così alla povera ministra non è restato che sfogarsi su Facebook: «Vi garantisco - ha scritto - che questa non è una "zona della sharia" e non lo sarà mai. E siete fortunati che non lo sia perché così avrete un regolare processo quando la polizia vi arresterà». Ma succederà mai?

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