La storia di Carlo Tavecchio è un'escalation di assurdità, di decisioni bislacche, di gaffe inaudite. Il fritto misto del paradosso è stato raggiunto ieri con la notizia della squalifica per sei mesi del presidente della Federazione Giuoco Calcio dalle commissioni Uefa. La colpa ovviamente è quella di aver pronunciato la famosa frase su Optì Pobà e le banane, una gaffe inaudita che sembrava sepolta dopo settimane di dibattiti, di richieste di ritiro della candidatura a numero uno Figc, di resistenze e di difese d'ufficio interessate. Ecco, ieri l'Uefa ha deciso che Tavecchio non potrà partecipare per sei mesi alle riunioni delle Commissioni del calcio europeo, né potrà esservi eletto, né potrà partecipare al Congresso dell'Uefa stessa, né votare.
Una botta, direte voi: il calcio italiano estromesso dall'Europa. E invece no, perché in questi sei mesi commissioni non ce ne sono, il Congresso c'è ma non è previsto voto. In compenso al Congresso Fifa, ovvero del governo del pallone mondiale (quindi più importante di quello europeo), Tavecchio potrà votare. La toppa peggio del buco, si dice in molte zone d'Italia. Una punizione finta, di facciata, un compromesso ridicolo. Qualcosa che immediatamente ti fa pensare al fatto che l'Europa in tutte le sue forme sia solo un gruppo di burocrati pronti solo a salvare l'apparenza. Poi scavi e scopri che quel compromesso è arrivato perché in realtà c'era un gruppo di federazioni che aveva deciso davvero di far fuori l'Italia dal pallone europeo: volevano tre anni di squalifica, volevano che Tavecchio non assistesse più alle partite dell'Italia in tribuna, lo volevano fuori con quell'arroganza che solo le tecnocrazie europee sanno avere. Nella politica, come nel calcio. E noi furbi che subito ci accodiamo, come hanno fatto alcuni parlamentari Pd e Sel ieri: «Ora Tavecchio si dimetta».
Non essendo riusciti a farlo dimettere prima del voto da soli, ora si mascherano dietro il paravento europeo: se cade ce ne prendiamo il merito, se resiste non siamo stati noi, ma gli altri. Bella storia, questa. Tavecchio ha sbagliato molto, altri meno, ma hanno sbagliato ugualmente. Non pagherà lui, non pagheranno loro. Siamo un Paese ridicolo, ma viviamo in un'Europa che riesce a essere più ridicola di noi.
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