Nel "covo" agiato del boss vestiti, profumi e Viagra. Poi i telefonini e l'agenda

Lo cercavano da 30 anni, ma U Siccu viveva alla luce del sole in una casa nel centro storico di Campobello di Mazara, in provincia di Trapani

Nel "covo" agiato del boss vestiti, profumi e Viagra. Poi i telefonini e l'agenda

Lo cercavano da 30 anni, ma U Siccu viveva alla luce del sole in una casa nel centro storico di Campobello di Mazara, in provincia di Trapani. Non conduceva una vita monastica come Provenzano. Matteo Messina Denaro amava il lusso, la bella vita e le donne, come dimostra l'orologio da 35mila euro che aveva al polso quando è stato arrestato e quanto trovato dagli investigatori nel suo ultimo covo, nello stesso paese di Giovanni Luppino, l'insospettabile commerciante di olive ora accusato di favoreggiamento che faceva da autista al boss e che lunedì lo aveva accompagnato a fare le chemioterapia nella clinica di Palermo dove è stato braccato.

Un appartamento normale, ma ben ristrutturato e confortevole, con un arredamento ricercato, in una palazzina in via Cb 31, circondata da abitazioni, negozi, supermercati, bar e benzinai. «Si capisce che le condizioni economiche del latitante erano discrete. Abbiamo trovato oggetti di un certo tenore, non proprio di lusso ma di un apprezzabile livello economico», ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Trapani, Fabio Bottino. Non c'erano armi, ma vestiti e profumi di marca, decine di sneaker anche costose, diversi modelli di occhiali Ray-ban, un frigorifero pieno di cibo, profilattici e pillole Viagra per potenziare le prestazioni sessuali. Per un boss che anche durante la sua lunga latitanza non si è mai fatto mancare amori e relazioni.

Nel covo - passato al setaccio tutta la notte dai militari del Ros alla presenza del procuratore aggiunto Paolo Guidi - sono state trovate anche molte ricevute di ristoranti, dove Messina Denaro era solito cenare indisturbato, a quanto pare senza timore di essere riconosciuto. Ma il colpo grosso per gli investigatori è stato il sequestro di due cellulari - uno lo aveva addosso, l'altro era in auto quando è stato arrestato - e di un'agenda bordeaux sulla quale annotava gli appuntamenti. Oggetti che ora potrebbero essere utili a ricostruire la rete di fiancheggiatori che hanno coperto la fuga del boss negli ultimi anni. Ma è solo l'inizio. Perquisizioni e accertamenti sono ancora in corso: i carabinieri stanno rilevando la presenza di tracce biologiche per verificare se nella casa vivesse anche qualcun altro e di eventuali nascondigli o intercapedini dove potrebbe essere stata nascosta della documentazione. L'obiettivo dei magistrati sono i segreti di Cosa Nostra, a partire dall'archivio di Totò Riina che Messina Denaro sarebbe riuscito a portare via dopo l'arresto del «capo dei capi».

Ci vorranno giorni per avere un quadro completo e comunque quello di vicolo San Vito è soltanto l'ultimo dei covi di una lunga latitanza, gli altri devono essere ancora individuati. Il generale Mario Mori, che guidò il Ros nella perquisizione del covo di Riina a Palermo, ritiene che nel nascondiglio di Messina Denaro non verrà trovato nulla di utile: «Se ha della documentazione, penso che la tenesse in qualche posto non facilmente accessibile o dove, essendo latitante, non avrebbe potuto essere raggiunto dalla polizia».

L'appartamento-covo è di proprietà di Andrea Bonafede, l'intestatario della carta d'identità e dalla tessera sanitaria che U Siccu usava per curarsi presso la clinica di Palermo. Un geometra che per aver consegnato nelle mani del boss di Cosa Nostra la sua identità è indagato per favoreggiamento aggravato.

Ieri, durante l'interrogatorio, Bonafede ha ammesso di conoscere il capomafia da sempre e di essersi prestato ad acquistare la casa con i suoi soldi. Al covo i carabinieri del Ros ci sono arrivati partendo dalla chiave di un'Alfa Romeo 164 trovata nel borsello dell'ex latitante. Attraverso il codice della chiave gli inquirenti sono risaliti al veicolo e grazie a un sistema di intelligenza artificiale hanno ricostruito, con tanto di immagini, gli spostamenti dell'Alfa.

Tra le varie riprese anche quella del boss che entrava e usciva dall'abitazione con le borse della spesa: la conferma che quell'appartamento potesse essere quello utilizzato come covo negli ultimi tempi. «Abitava qui da almeno un anno», racconta Rosario Cognata, inquilino al primo piano della stessa palazzina.

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