Il niño de oro ha finito la sua fuga. Ultima tappa: il parco Guell disegnato da Gaudí, a Barcellona. Un contesto artistico che poco si addice al curriculum malavitoso di Kevin Olguin Sepulveda, cileno, 22 anni, rifugiatosi in terra basca dopo una latitanza trascorsa a Milano, saltellando dalla casbah di via Padova ai palazzi dormitorio di Pioltello. Le manette per lui sono scattate mercoledì sera, quando è stato sorpreso in compagnia di due ladri d'appartamento con lo zaino pieno di "attrezzi del mestiere". Olguin Sepulveda era inseguito da un mandato di cattura internazionale dopo l'assalto da undici milioni di dollari, il 12 agosto 2014, a un portavalori nell'aeroporto "Arturo Merino Benitez" di Santiago del Cile.
Non ha opposto resistenza né si è appellato alla frase scontata: "Avete sbagliato persona". Del resto le impronte digitali "parlavano" per lui. Le stesse impronte trovate sul "furgone d'oro": un colpo colossale entrato nel Guinness della criminalità della nazione sudamericana e che gli aveva fatto guadagnare il soprannome di niño de oro. Olguin Sepulveda presto verrà estradato in Cile: lo attendono 15 anni di galera, che potrebbero diminuire un po' se accetterà di collaborare. Un ultimo componente della banda resta infatti ancora libero, e il niño potrebbe dare alla polizia informazioni utili alla sua cattura. I carabineros de Chile, sospettano infatti che anche quest'ultimo sia nascosto in Spagna e in passato possa aver avuto contatti con Sepulvera. Europa e che conducono l'inchiesta, sono convinti che alla pari di Olguin Sepulveda possa aver scelto l'Europa per nascondersi. Altro giallo nel giallo: che fine hanno fatto gli undici milioni di dollari della rapina?
Sepulveda sia in Italia che a Barcellona ha sempre goduto della protezione della comunità cilena che gli ha garantito vitto, alloggio e documenti falsi. Il commando di cui faceva parte il niño entrò in azione alle sei del 12 agosto 2014 nell'aeroporto internazionale "Arturo Merino Benitez" di Santiago del Cile, con l'attacco nell'area cargo dello scalo a un furgone della Brinks, una compagnia americana di trasporto valori: la banda era formata da otto-nove uomini.
Il blitz durò appena tre minuti: il tempo di entrare in aeroporto a bordo di un furgone bianco travestiti da uomini della sicurezza, fermare il portavalori e far scattare l'assalto in stile commando militare. Poi la fuga. In varie parti del mondo.
Sepulveda scelse l'Italia, Milano, dove la comunità cilena è particolarmente numerosa. A settembre le nostre forze dell'ordine avevano rintracciato la sua compagna. Pedinandola gli inquirenti avevano scoperto una rete di famiglie che, a turno, si prendevano cura del latitante. Tutto pareva pronto per la cattura.
Leggenda metropolitana vuole che le manette non scattarono per "colpa" di un giornalista che, citofonando in uno dei covi del niño, lo fece insospettire, propiziandone la fuga. Sul suo pc tante foto minalesi: tra cui lui che fa il segno di vittoria davanti al Duomo di Milano.
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