Nikki Haley, la tosta governatrice di origini indiane che piace a Trump

Governatrice del South Carolina, 44 anni, il Partito repubblicano nel gennaio 2016 le affidò il compito di tenere il controdiscorso sullo stato dell'Unione, replicando alle parole di Obama. Lei non risparmiò critiche ai toni urlati usati da Trump. Ora potrebbe entrare nella squadra del presidente

Nikki Haley, la tosta governatrice di origini indiane che piace a Trump

Il controdiscorso di Nikki Haley, governatrice del South Carolina, verrà ricordato per la moderazione dei toni. Il partito repubblicano affidò a lei, lo scorso gennaio, il delicato compito di rispondere al discorso sullo stato dell'Unione pronunciato da Obama. Quarantaquattro anni, origini indiane, la Halley prese le distanze i duelli che spesso contraddistinguono la politica americana, dando a tutti una vera e propria lezione di stile: “Alcuni credono che alzare la voce più di tutti faccia la differenza. Ma questo non è vero. Quando il suono è minore, si più sentire ciò che un altro sta dicendo. E questo può fare la differenza”. Toni pacati contro urla e violenza. Ma senza rinunciare alla concretezza e alla fermezza delle idee: ora le sue qualità potrebbero tornare utili a Donald Trump. In che ruolo? Si parla del dipartimento di Stato, o un altro incarico chiave nella nuova amministrazione.

Per la poltrona più importante dell'amministrazione (a capo della politica estera) finora si sono fatti i nomi dell'ex sindaco di New York, Rudy Giuliani, e dell'ex ambasciatore all'Onu, John Bolton. Ma su entrambi ci sono i veti (incrociati) delle diverse forze che agiscono all'interno del team di transizione. Il portavoce di Trump, Jason Miller, ha confermato che oggi Trump incontrerà la repubblicana di origine indiana, nell'ambito di un'agenda fitta di incontri in cui spicca persino il nome dell'anziano ex segretario di Stato Henry Kissinger.

Sposata dal 1996, Nimrata "Nikki" Randhawa ha acquisito il cognome del marito, Haley. La famiglia Randhawa è arrivata negli Stati Uniti dall'India (per l'esattezza dal Punjab, nord ovest del Paese). Dal 2011 guida il South Carolina (4,8 milioni di abitanti). Quest’anno il Gop le ha affidato l’onore (e l’onere) di rispondere al discorso tenuto da Obama davanti al Congresso, riunito in seduta comune. Il controdiscorso della Haley rientra nella strategia repubblicana di strizzare l’occhio alle minoranze. E mostrare un volto "moderato", in una campagna elettorale infiammata dal ciclone Trump.

Molti avevano visto nel suo “controdiscorso” una critica, neanche troppo velata, a Trump: “Dobbiamo resistere alla tentazione di seguire il richiamo delle voci più arrabbiate. Nessuno dovrebbe mai sentirsi indesiderato in questo Paese se ha voglia di lavorare duramente, di rispettare la legge e di amare le nostre tradizioni". "Crescendo nel Sud - ricordò - la nostra famiglia non era come le altre e non avevamo molto. Ci sono stati tempi duri, ma avevamo la possibilità di fare ed essere qualsiasi cosa volessimo, lavorando”. Haley prese di mira senza esitazione Obama, pur riconoscendo che la sua elezione sette anni fa aveva "rotto storiche barriere e ispirato milioni di americani”. Ma a suo parere il presidente non è stato in grado di proteggere la nazione dal terrorismo e ha alimentato il debito nazionale. “È necessario correggere il sistema – concluse – fermando l’immigrazione illegale e dando il benvenuto agli immigrati regolari a prescindere da razza e religione. Come è stato fatto per secoli”. La carota e il bastone sul tema caldo dell'immigrazione.

Fiera conservatrice, da anni si batte per la riduzione delle tasse.

Nel suo discorso criticò le politiche fiscali della Casa Bianca e l’Obamacare, promettendo che se un repubblicano avesse vinto le elezioni di novembre, le tasse delle famiglie sarebbero state tagliate e le “spese fuori controllo” dello Stato ridotte.

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