Non si capisce se l'ultima parte delle parole del ministro Valditara Giuseppe siano una minaccia o una riflessione su quello che è accaduto al liceo Da Vinci. C'era un tempo, non certamente quello della classe 1961 alla quale appartiene Valditara, un tempo, dunque, durante il quale il o la preside svolgevano una funzione principe, di controllo delle regole, di governo della scuola, del funzionamento della stessa, del lavoro del corpo docente, degli studenti. Così ha operato Annalisa Savino, con la sua lettera dopo gli episodi di violenza, se ha voluto riferirsi alle origini del fascismo ha anche avvisato i ragazzi ad avere fiducia nel futuro. Va da sé che il rilievo sul ventennio è oggetto di grande consumo, da Benigni in giù. Le scazzottate tra studenti appartengono da sempre a un'età di ribellione anche politica, chi ha vissuto il Sessantotto porta memorie forti di quello che accadeva nelle aule scolastiche, di licei e università, lo scontro fu durissimo, le immagini filmate e fotografiche riportano a momenti di paura e di terrore che sarebbe poi sfociato nella lotta armata. Il ministro è intervenuto a gamba tesa su una questione che andava e va circoscritta alla dirigente scolastica di Firenze il cui pensiero, anche per iscritto, non può certamente essere oggetto di censura, semmai di opinione differente o contraria. Altrimenti, ed è proprio la vicenda del liceo Da Vinci a confermarlo, si presta, non soltanto alla delegittimazione della professoressa nei confronti degli studenti ma soprattutto, alla strumentalizzazione politica e di propaganda, definendo «impropria» (?) la lettera e trasformandola in un appello alla rivoluzione, nella mobilitazione a difesa della democrazia, infine rendendo la stessa docente vittima e martire, eroina e testimone esemplare di un sopruso politico. Se il collega di Valditara, il ministro Nordio è intervenuto nei confronti dei piemme, ormai attori protagonisti della storia contemporanea, non può esserci analogia nelle parole pronunciate dal ministro dell'istruzione che avrebbe potuto, e forse lo ha già fatto, parlare direttamente con la preside, semplicemente e doverosamente per esprimere la propria opinione invece di minacciare pubblicamente chissà quali provvedimenti disciplinari: la sospensione dall'incarico, addirittura la rimozione o lo spostamento in altro istituto? E, come da repertorio ormai classico, si registrano già le raffinate reazioni di alcuni collettivi studenteschi che si allineano alla gesta e ai gesti violenti dei loro sodali, Valditara a testa in giù o okkupazioni varie e, insieme con queste, pure la Cgil ha emesso un comunicato, si preannunciano mozioni di sfiducia, richiesta di dimissioni, i «primaristi» del Pd, divisi nelle percentuali di votazione, sono compatti nell'attacco al ministro. Non è cambiato nulla.
Il clima è già caldo di suo, l'opposizione non accetta la sconfitta elettorale, si aggrappa alla qualunque pur di rovesciare il verdetto ma non è opportuno e politicamente corretto che le venga offerto un assist per andare in gol. A porta aperta.
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