«Non faremo scostamenti di bilancio, non certamente per queste iniziative che comunque sono congiunturali». Il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, ieri ha ribadito le ferree convinzioni dell'esecutivo in materia di tenuta dei conti pubblici. Non ci sarà il ricorso a maggior deficit per finanziare le misure contro il caro-energia. Quella che sembra una mera prosecuzione con altri termini della politica economica del governo Draghi, in realtà è una scelta obbligata da un contesto macroeconomico particolarmente complesso, caratterizzato dai tassi d'interesse in rialzo. Se lo spread tra i Btp e i Bund tedeschi decennali ieri è calato ancora a 206 punti, non è solo perché ormai il mercato si aspetta che la Bce moderi i ritmi del rialzo, ma anche perché l'esecutivo ha mostrato questo volto prudente ai mercati.
Ieri il premier Giorgia Meloni ha avuto una giornata di riunioni a Palazzo Chigi, prima con il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, e poi anche col titolare degli Affari europei (con delega sul Pnrr) Fitto e il responsabile economico di Fdi, Maurizio Leo. Il governo sa di avere a disposizione due settimane o anche meno per dare un'idea precisa della legge di Bilancio che intende varare.
«Gli interventi di calmierazione delle bollette per famiglie e imprese rimangano prioritari», ha dichiarato Giorgetti. Il primo passo è il decreto per prorogare fino a fine anno gli aiuti in scadenza. A partire dall'estensione del credito di imposta per le imprese energivore (in esaurimento a fine novembre) e dello sconto benzina (che terminerà il 18 novembre), ma non si esclude anche una replica del bonus da 150 euro per alcune categorie. Le risorse dovrebbero arrivare dal «tesoretto» di minor deficit da poco meno di 10 miliardi lasciato in eredità dal governo Draghi per effetto della maggiore crescita 2022. Per riportare l'asticella del deficit programmatico al 5,6% dal 5,1% atteso ora a livello tendenziale e poter usare le risorse, però, serve l'autorizzazione del Parlamento all'aggiustamento di bilancio. Questo passaggio potrebbe essere attuato nella prima metà di novembre, così da poter portare il decreto in Consiglio dei ministri entro il 15 del prossimo mese.
I nuovi aiuti su bollette e carburanti saranno al centro anche della manovra, in cui dreneranno il grosso delle risorse. L'energia è oggi il «tema emergenziale», ha ribadito Urso, alludendo a un altro tema di prioritaria importanza: «regolare meglio una norma come quella degli extraprofitti». Sarà uno dei primi provvedimenti del nuovo governo e «la faremo meglio, con quelle risorse sarà possibile sostenere imprese e famiglie in questa fase di transizione, per sostenere il costo delle bollette», ha precisato. Servirà per reperire risorse come misura «congiunturale in attesa che l'Europa realizzi misure più strutturali». Insomma, la traiettoria dovrebbe essere focalizzata sugli utili (una sorta di addizionale Ires) e non solo sui ricavi, di per sé poco indicativi della situazione.
La legge di Bilancio dovrebbe intervenire anche su cuneo (garantito almeno l'attuale taglio di 2 punti da 4,5 miliardi) e sulle pensioni.
L'unica certezza è che ci sarà un intervento per evitare lo scalone al primo gennaio 2023 con le pensioni di vecchiaia spostate a 67 anni, ma «Opzione Tutti» e «Quota 41 con la soglia di età» restano ancora sul tavolo. È chiaro, però, che il solo criterio di anzianità, tanto caro alla Lega e ai sindacati non potrà sopravvivere. Per interventi più corposi in tutti gli ambiti bisognerà attendere che passi la buriana.
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