Nella grande corsa al centro, c'è un aggettivo oggi particolarmente in voga: liberale, «solo che in troppi ne abusano e qualche volta lo confondono con liberal, che in America sta per liberaleggiante e progressista, un concetto tipicamente di sinistra». A mettere i puntini sulle «i» è Giuseppe Benedetto, presidente di Fondazione Einaudi, centro di ricerca costituito nel 1962 da Giovanni Malagodi che promuove la conoscenza e la diffusione del pensiero liberale.
Lei presiede il neonato comitato di garanzia dei liberali, democratici, repubblicani europei. Lo avete presentato il 7 luglio assieme Carlo Calenda e Benedetto della Vedova, segretario di +Europa. Ora però quei liberali sembrano pronti ad allearsi con il Pd di Enrico Letta. Deluso?
«Ho sempre sostenuto che le alleanze pre-elettorali sono una bufala tipica soltanto della politica italiana. Sono quelle che non si basano su una identità culturale e politica ma sono solo strumentali ad acchiappare voti contro qualcuno e poi, inesorabilmente, determinano l'ingovernabilità».
Quindi è deluso o no?
«Purtroppo rispetto al 7 luglio, i tempi sono precipitati e ci troviamo incredibilmente alla vigilia del voto. Personalmente preferisco attenermi alle dichiarazioni programmatiche fornite da Azione, +Europa, e Italia Viva che si riconoscono nel gruppo dei liberali europei Renew Europe. E che quindi devono correre da soli perchè un partito di vera ispirazione liberale non può che far parte di un polo terzo».
Però intanto i movimenti al centro sembrano proprio orientati a rimpinguare i voti del polo di centrosinistra.
«Se saranno coerenti correranno da soli, ma se dovessero fare alleanze pre-elettorali, noi non ci saremo; il nostro compito è solo quello di fornire il patrimonio di idee del pensiero liberale e repubblicano, confrontandoci con l'European Liberal Forum che comprende una 50ina di fondazioni come la nostra. Ma non sarà un caso se da 25 anni non vado a votare...».
In quanto liberali sostenevate il governo Draghi. Che cosa pensa dei transfughi di Forza Italia?
«Guardi, il vero errore è stato non sostenere l'elezione di Draghi al Colle, che avrebbe dato all'Italia un
settennato di garanzie. Quanto ai transfughi, a fine legislatura non mi scandalizzano. Non come i 300 che hanno cambiato casacca a legislatura in corso. Ripeto, 300. Pensi in 50 anni di prima Repubblica lo hanno fatto in 17...».
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