A noi tagliano la pensione e a Vendola danno 5.600 euro

La doppia morale del leader Sel: dopo aver ridotto i vitalizi dei consiglieri, si ritira a 57 anni con un maxi assegno. Per lui le sforbiciate di Monti e Fornero non valgono

A noi tagliano la pensione e a Vendola danno 5.600 euro

Baby pensionato, busta paga mensile di oltre 5mila euro, più ottima buonuscita che sfiora i 200mila euro. Chi è costui? Un più che biasimabile esponente della famigerata «casta», direte voi, di quelli che ci marciano mentre ai poveri italiani vulgaris i vari Monti, Fornero & C. le pensioni le hanno tagliate.

Un «rosso» paladino dei poveri e big della sinistra, dice la cronaca. Eh sì, perché l'uomo misterioso che si cela dietro l'identikit altri non è che Nichi Vendola, ex governatore di Puglia e leader di Sel, assassino dei vitalizi (altrui, ha brigato per farli cancellare nella sua Puglia nel 2012) ma che con se stesso è decisamente più generoso. Il nostro rivoluzionario, tra una corsa ad abbracciare Tsipras e una dichiarazione contro la casta, è infatti andato a riposo a 57 anni appena. E con la clausola, per dirla con Woody Allen, del «prendi i soldi e scappa»: un po' meno soldi, ma tutti e subito. E così, da luglio - lo ha raccontato l'edizione di Bari Repubblica - il buon Nichi prende uno stipendio lordo di 5mila e 618 euro, anzi 5.618 euro e 73 centesimi per essere precisi. Cui si aggiunge il più che rispettabile assegno di fine mandato che per lui, che il governatore lo ha fatto sin dal 2005, ha raggiunto in dieci anni la più che rispettabile cifra di 198mila, 818 euro e 44 centesimi.

Premessa necessaria: tutto formalmente legale. Una leggina pugliese, con un calcolo basato sugli anni di contribuzione, prevede che si possa andare in pensione già a 55 anni. E per Vendola calcoli e decurtazione per il periodo successivo a gennaio 2013, quando i cordoni della borsa di mamma regione Puglia si sono chiusi per i consiglieri (che decisamente non l'hanno presa bene) sono stati fatti al centesimo.

Eppure. Eppure il pensiero non può non andare ai tanti, tantissimi pensionati - non baby - che da Prodi a Monti, passando per la famigerata riforma Fornero e giù sino a oggi - vedi le prese di posizione del presidente dell'Inps Tito Boeri - si sono visti cambiare in corsa le regole del gioco, modificare il sistema, tagliare gli assegni, visto che le loro pensioni da spennare sono diventate il bancomat su cui far quadrare i conti dell'Italia. Ricordate Romano Prodi? La sinistra più estrema, quella alla Vendola, protestava eccome per la riforma targata Professore che intaccava i diritti acquisiti dei lavoratori: quota 95, no, 96, no boh ...il caos.

La più odiata, sicuramente, è stata l'era Monti. I pasticci creati dalla riforma Fornero, dagli esodati al blocco della rivalutazione, sono costati lacrime (non quelle dell'ex ministro) ai poveri pensionati. Che tuttora scontano le conseguenze di quanto accaduto. Vedi il terremoto della scorsa primavera, quando la Corte costituzionale ha cassato, a posteriori, il blocco della rivalutazione stabilito nel 2011 dalla professoressa Elsa e dal professor Mario Monti. Il quale Professore neanche di fronte alla bocciatura della Consulta si è scomposto, sostenendo che il blocco illegittimo della rivalutazione era un provvedimento necessario per evitare che l'Italia si riducesse come la Grecia con la Troika in casa. Facile, dall'alto delle sue due pensioni. Contenti per la Consulta e gabbati dal governo Renzi, i pensionati. I rimborsi, altro che per tutti, nonostante la Corte costituzionale, si sono limitati agli assegni tra 1.400 e 2.800 euro.

Altro che l'assegno del baby pensionato Vendola. Vessati, i pensionati, sempre.

Le ultime sono di Tito Boeri, presidente dell'Inps dell'era Renzi, che vuol tagliare le pensioni agli italiani che si sono trasferiti all'estero, lì dove mille euro valgono ben più che in Italia. Problemi, per la stragrande maggioranza degli italiani. Sciocchezze, per la nuova vita del rivoluzionario Nichi, con maxi-assegno garantito a vita.

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