Tiziana Paolocci
Lo ha bloccato 37.7 di temperatura. Ma quella febbre, che ha trattenuto a Wuhan il diciassettenne di Grado, è legata a un banale raffreddore e non ha nulla a che vedere con il Coronavirus.
Niccolò, che si trovava in Cina per un soggiorno organizzato grazie al programma Intercultura, era rimasto a terra su indicazione dei medici italiani, giunti nella città focolaio dell'epidemia per procedere al rimpatrio dei nostri 56 connazionali. Proprio i sanitari, insieme ai colleghi cinesi, avevano accertato quel 37.7 che aveva fatto scattare l'allarme. Ma il test fatto ieri mattina in un ospedale universitario di Wuhan, ha dato un esito negativo. E il ragazzo è tornato in hotel. «Sono seguito molto bene - ha detto alla famiglia parlando attraverso Skype - si vede che doveva andare così e dovevo fermarmi ancora un po'». Non è sembrato preoccupato, o nasconde bene quella paura.
«È un ragazzo di soli diciassette anni ma molto bravo - racconta una portavoce di Intercultura -. Sta gestendo emotivamente in maniera serena questa situazione, che proverebbe chiunque. Siamo tutti molto sollevati. La cosa più importante è che il test sia risultato negativo, ora attendiamo solo le informazioni dall'Unità di Crisi della Farnesina per sapere quando potrà rientrare in Italia».
La macchina per farlo rimpatriare è già al lavoro, ma la cosa non è immediata.
«Sono davvero felice che i test abbiano confermato che non è positivo al Coronavirus - ha aggiunto il vice ministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, che ha riaccompagnato gli italiani dal paese asiatico due giorni fa - lo studente non è potuto salire sul volo perché aveva la febbre e questo prevedevano i protocolli, non solo i nostri ma anche quelli cinesi. Adesso sta bene e la Farnesina si attiverà per il rientro. È ipotizzabile che possa uscire dalla zona rossa e poi essere imbarcato su un altro volo».
Rossella Rizzatto, dirigente scolastico del Liceo artistico Sello di Udine frequentato dal Niccolò ha già predisposto un piano «per un rientro sereno a scuola, che tuteli innanzitutto la salute del ragazzo». I suoi compagni lo attendono con ansia.
Per i cinquantasei «sotto sorveglianza sanitaria» nel Centro Sportivo Olimpico dell'Esercito nella città militare della Cecchignola, invece, la seconda notte è passata serena.
Stanno tutti bene e resteranno sotto «osservazione clinica» da parte dei medici e infermieri del policlinico militare Celio per altri dodici giorni e in via del tutto precauzionale e potranno tornare alle loro vite, al lavoro e dalle loro famiglie allo scadere delle due settimane, quando lo spettro Coronavirus per loro sarà cessato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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