Chicco Testa, ex presidente del Cda di Enel e presidente di Assoambiente, a tutto campo sulla crisi energetica.
Quali responsabilità per la situazione di Piombino?
«La politica, in realtà non tutta dato che esistono delle posizioni differenti, non ha capito l'urgenza della situazione. Il sindaco di Piombino dovrebbe solo essere grato di poter contribuire a fare qualcosa di utile all'Italia, un po' come il primo cittadino di Ravenna. Si parla di «urgenze» di continuo ma non si fa niente per sbloccare l'impasse. Calcoli che rispetto Piombino, e più in generale, non ci sono altre scelte, non ci sono alternative. E il quadro nazionale è ormai agonizzante».
Da quale motivazioni muovono i «no»?
«C'è un insieme di cose tenute insieme da un atteggiamento iper-conservatore: non si vuole nulla che possa, anche solo a livello ipotetico come in questo caso, dove in realtà non ci sarebbero controindicazioni, disturbare il quieto vivere. Noi domani mattina dovremmo dare i permessi di continuare a cercare il gas. Anzi, lo avremmo dovuto fare ieri».
Anche perché le altre nazioni non dormono.
«Lei sa che il primo Paese esportatore di gas e petrolio in Europa è la Norvegia. Viene naturale chiedersi perché la Norvegia può e noi no. Ma il discorso vale anche per altre nazioni. La risposta risiede nella considerazione che ho già fatto: non hanno capito quant'è grave la situazione».
Quali effetti pratici a causa della crisi del gas?
«Le famiglie dovranno avere a che fare con bollette duplicate o triplicate. Rispetto ai settori: qui rischiamo che chiudano anche i negozi, non solo che vadano in difficoltà interi settori. Non so se c'è la reale percezione di quello che potrebbe accadere nel prossimo autunno e nel prossimo inverno pure sotto il profilo economico. E poi c'è l'effetto già visibile: l'aumento dei prezzi, ossia l'inflazione. Sui settori: basterebbe leggere le dichiarazioni che Bonomi ha rilasciato di recente».
Quali variabili dobbiamo osservare?
«Avremo abbastanza gas per superare l'autunno e l'inverno? Con un inverno non freddissimo e con l'eventualità che la Russia non chiuda altro. Altrimenti sarà difficile cavarcela con dei semplici risparmi. Potremmo dover arrivare ad utilizzare razionamenti duri».
E il rigassificatore di Piombino è la soluzione unica?
«No, ovviamente no. Ci sono 5 miliardi di persone che da qualche anno hanno iniziato a consumare qualcosa. E si chiamano Cina, India, Africa... . Poi c'è il fattore della Russia. La situazione si risolve con un intervento sulla domanda e sull'offerta che arriverà nel giro di qualche anno. Noi però dobbiamo fare alcune cose, tra cui anche fare i rigassificatori.
Certo: dovremmo anche disaccoppiare il prezzo delle rinnovabili da quello del gas. Dare i permessi per la ricerca, poi bisogna che l'Europa si dia una mossa. Giusto parlare di Transizione ecologica ma il problema è ora. Nessuno sa come sarà il mondo tra cinquant'anni».
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