Chi conosce Carlo Nordio dice che la decisione deve essergli pesata. Quello che pensa dell'articolo 41 bis Nordio lo scrisse chiaramente quando faceva ancora il magistrato, definì il carcere duro «una sorta di isolamento mortuario», «peggio della castrazione chimica». Ma ora Nordio fa il ministro e ieri non può fare altro che rispondere come gli ha imposto di rispondere la magistratura: Alfredo Cospito resta rinchiuso al 41 bis. La richiesta dell'anarco-terrorista di revoca del trattamento di massima sicurezza viene respinta da Nordio sulla base dei pareri ricevuti dalla Direzione nazionale antimafia e soprattutto dalla Procura generale di Torino. Nordio a quel punto aveva praticamente le mani legate, a meno di non sconfessare i magistrati. Se venisse trasferito in un reparto ordinario, dice il provvedimento del ministro, Cospito potrebbe comunicare con l'esterno, dare indicazioni alla galassia violenta che opera in suo nome, e che ha istigato dal carcere.
É una decisione sofferta, quella del ministro, perchè arriva in un momento in cui la protesta che Cospito sta attuando è arrivata al 112esimo giorno di sciopero della fame. La possibilità che le condizioni di salute di Cospito precipitino è a portata di mano, ed un esito drammatico della vicenda non si può escludere. Ma nel provvedimento del ministro sta scritto che le condizioni di salute che derivano dallo sciopero della fame attuato da Cospito stesso «non sono in grado di incidere sulla sua pericolosità». Nordio si sofferma sul caso del processo Bialystok, citato dalla difesa di Cospito, dove sei anarchici fiorentini responsabili di una serie di attentati sono stati assolti dall'aggravante di terrorismo: ma in quel processo, rimarca il ministro, Cospito non era neanche indagato.
La partita non è chiusa, ci sono altri spiragli che possono aprirsi per Cospito. C'è il ricorso contro il decreto di Nordio, già annunciato ieri dal difensore dell'anarchico. C'è l'udienza in Cassazione che il 24 febbraio potrebbe annullare il provvedimento del tribunale di sorveglianza di Roma. Si tratta però di svolte non a breve termine, e nessuno è in grado di sapere se l'organismo di Cospito reggerà sino ai nuovi provvedimenti dei giudici. Nel decreto di Nordio si ribadisce come «tutte le forme di assistenza devono essere garantite», ma questo impegno va a sbattere contro il rifiuto - ribadito da Cospito anche nel testamento biologico firmato in carcere e inviato ai giudici di sorveglianza - di qualunque forma di alimentazione forzata se dovesse venire ricoverato e perdere i sensi.
Una situazione che sulla carta poteva trovare una soluzione, soprattutto dopo che Cospito aveva deciso di non porre come condizione per interrompere il digiuno l'abolizione del 41 bis per tutti i detenuti, finisce così stritolata tra diversi fattori: da una parte gli attentati commessi in Italia e fuori in nome di Cospito, e che l'anarchico si è guardato bene dallo sconfessare, dall'altra la prevalenza, dentro la maggioranza di governo, di forze che avrebbero considerato la revoca del 41 bis come l'inaccettabile cedimento a un ricatto. È la componente di cui ieri sera si fa portavoce il leader leghista Matteo Salvini, che plaude alla decisione di Nordio. E se Cospito muore? «Speriamo di no - ribatte Salvini - ogni vita è sacra, anche quella di un detenuto e di un delinquente».
Con toni più soft, appoggi a Nordio arrivano anche da Forza Italia e dal Terzo Polo, in attesa delle dichiarazioni che il ministro farà mercoledì alla Camera: ma lì, più che alla pelle di Cospito, si baderà alla querelle sui verbali sul caso divulgati dal deputato di Fdi Giovanni Donzelli.
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