L'Islam ci massacra ma qui l'emergenza ​sembra l'islamofobia

Marciamo verso il suicidio: c'è chi non vuole vedere che l'Isis ha programmato di annientarci

L'Islam ci massacra ma qui l'emergenza ​sembra l'islamofobia

Altro che l'allegoria dello struzzo che affossa la testa sottoterra. La rappresentazione più veritiera di quest'Italia è dell'aspirante suicida, che pur di perseguire una tragica fine, nega e stravolge la realtà dei fatti. La strage perpetrata dai terroristi islamici a Tunisi, per noi italiani particolarmente traumatizzante per il gran numero di connazionali coinvolti, è l'ennesima conferma che siamo in guerra, una guerra che ci è stata dichiarata.

Ma è anche una guerra che ci ostiniamo a tal punto di ignorare che, a livello di governo, si farnetica su accordi politici tra fazioni islamiche che in realtà si combattono all'ultimo sangue, mentre a livello di chi dovrebbe diffondere informazione corretta, si ideologizza la realtà sostenendo che il problema vero sono gli islamofobi nostrani, quei giornali che parlano male dell'islam.

Ebbene se quest'Italia è votata al suicidio, non solo è da escludere in partenza che potremmo vincere una guerra che comunque subiamo, ma non siamo neppure in grado di rappresentare correttamente la realtà dei fatti. Continuiamo a far finta che il sedicente «Stato islamico» dell'Isis non ci ha già additato come un nemico da combattere, che tutta la costa libica e sempre più pozzi petroliferi sono nelle mani di bande terroristiche islamiche, che l'Italia avrebbe già dovuto intervenire militarmente per salvaguardare la propria sicurezza considerando il rilievo strategico della Libia. Continuiamo a chiamare «foreign fighters», combattenti stranieri, con un'accezione neutra, dei pericolosissimi terroristi islamici tra cui ci sono circa 10mila con cittadinanza europea, che attestano che ormai il nemico è dentro casa nostra. Continuiamo a chiamare «lupi solitari», con una connotazione riduttiva, la realtà vincente di una struttura multi-tentacolare di micro-cellule - come quelle che hanno perpetrato le stragi di Tunisi, Parigi e Copenaghen - che proprio perché sono formate da pochissimi elementi e sono del tutto autonome sul piano organizzativo, risulta impossibile prevenire gli attentati e difficile reprimere la piovra dai mille tentacoli. Continuiamo a contrastare questo terrorismo islamico, che è ormai autoctono ed endogeno, con risorse umane valide professionalmente ma culturalmente inadeguate, perché non si è ancora compreso che la vera arma non sono le bombe, i kalashnikov e le cinture esplosive, ma il lavaggio di cervello che, all'interno delle moschee e dei siti che propagandano la guerra santa islamica, trasforma le persone in bombe umane la cui massima aspirazione è il «martirio».

Ma soprattutto continuiamo a ripetere acriticamente e automaticamente dei luoghi comuni, «l'islam è una religione di pace» e «i terroristi non hanno nulla a che fare con l'islam», finendo per sostenere che islam e cristianesimo sono la stessa cosa, a prescindere da ciò che Allah ha prescritto nel Corano e da ciò che ha detto e fatto Maometto. Ecco perché, oggi più che mai, dobbiamo leggere il Corano, che per i musulmani è Allah stesso, opera increata e della stessa sostanza di Allah, per prendere atto della legittimazione divina della violenza dell'islam: «Allah ha comprato dai credenti le loro vite e i loro beni dando in cambio il Paradiso, poiché combattono sul sentiero di Allah, uccidono e sono uccisi» (9, 111).

Domando: se l'odio, la violenza e la morte sono prescritti da Allah nel Corano, hanno ispirato la vita di Maometto, continuano ad essere la prassi dei terroristi islamici che ci sgozzano, decapitano e sterminano per il semplice fatto che siamo ebrei, cristiani, miscredenti, apostati, adulteri e omosessuali,

descrivere correttamente questa realtà corrisponde a informazione corretta o islamofobia? Solo leggendo il Corano acquisiremo la certezza della verità che ci fortificherà dentro e affrancherà dalla vocazione al suicidio.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica