Nuova bufera sugli 007: per la Merkel c'è aria di crisi

Nuova bufera sugli 007: per la Merkel c'è aria di crisi

Il braccio di ferro sul capo delle spie è rimandato a martedì prossimo. È questo l'esito di un rapido vertice fra i tre leader del governo di grande coalizione ieri a Berlino. La cancelliera Angela Merkel per la Cdu, il ministro degli Interni Horst Seehofer per i cristiano-sociali bavaresi (Csu) e la presidente dei socialdemocratici (Spd) Andreas Nahles hanno concordato che del futuro di Hans-Georg Maassen si discuterà fra quattro giorni. Alla testa dell'Ufficio federale della Protezione della Costituzione (BfV), Maassen è nella bufera da diversi giorni.

Con un'intervista alla Bild, il capo del BfV ha dapprima messo in dubbio che i video delle caccie allo straniero condotte da estremisti di destra per le strade di Chemnitz fossero autentici. Peccato che proprio su quei video l'intero sistema politico avesse fondato le proprie critiche al partito anti-immigrati Alternative für Deutschland. Maassen ha cercato di metterci una toppa, spiegando di non aver mai negato che i video fossero autentici ma che gli uomini del BfV non avevano avuto il tempo di verificarli. Mentre Verdi, Spd, socialcomunisti e Liberali ne chiedevano le dimissioni, fra i pochi a difenderlo c'era il referente politico Seehofer.

A meno di un mese dalle elezioni in Baviera, il ministro degli Interni vuole evitare tensioni capaci di intaccare la già poco promettente corsa elettorale dei cristiano-sociali. Due giorni fa Seehofer ha dunque ribadito la sua fiducia al capo delle spie accusato di connivenza con AfD. Il ministro non poteva sapere che ieri un deputato di quel partito, Stephan Brandner, avrebbe dichiarato che Maassen è a tutti gli effetti un amicone di AfD, al punto da aver condiviso lo scorso 13 giugno un rapporto riservato sulla diffusione dell'estremismo islamico, dono graditissimo per un partito in prima linea contro la penetrazione dell'Islam in Germania. Il rapporto è stato reso di dominio pubblico cinque settimane più tardi. Maassen ha negato l'addebito ma giovedì la Spd ha chiesto la sua testa, minacciando anche di uscire dal governo. Merkel è riuscita a metterci una toppa e il vertice di giovedì si è chiuso con l'assicurazione che i tre partiti intendono ancora lavorare insieme.

Per una volta la poltrona più in bilico non è quella della cancelliera ma di Seehofer, ormai solo a difendere Maassen. Ma l'immagine di un governo che non si fida più del capo dei servizi di intelligence proprio quando l'estremismo di destra torna a fare notizia contribuisce a indebolire l'immagine di Merkel.

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