Nuova «verità» su Regeni «Dietro la sua morte c'è il terrorismo islamico»

Riccardo PelliccettiNon è una novità che ci sia confusione, oltre che misteri tutti da svelare, nel caso di Giulio Regeni, il ricercatore italiano seviziato e ucciso in Egitto. Ogni giorno c'è una nuova verità, o una faccia di essa, che viene alla luce dalle dichiarazioni di testimoni, medici, magistrati o funzionari governativi. Ieri è toccato alla presidenza egiziana raccontare, off the records, la sua interpretazione della macabra vicenda. Una fonte autorevole dell'amministrazione di Abdel Fattah Al Sisi ha infatti rivelato all'agenzia Ansa che dietro le torture e l'omicidio di Regeni ci sia la mano del terrorismo islamico. «Il terrorismo in Egitto non è finito e cerca di danneggiare i rapporti tra l'Egitto stesso e altri Paesi, com'è stato nel caso del cittadino italiano Giulio Regeni», ha dichiarato la fonte interpellata dall'Ansa. Parole che seguono le ripetute smentite del premier e del ministro degli Esteri del Cairo riguardo il coinvolgimento dei servizi di sicurezza egiziani. Molti media internazionali hanno parlato senza mezzi termini di responsabilità degli 007 locali, soprattutto dopo che l'anatomo patologo Hisham Abdel Hamid, che ha svolto l'autopsia sul corpo di Regeni, avrebbe raccontato alla procura che il ricercatore italiano sarebbe stato torturato per almeno 5-7 giorni. «Le ferite e le fratture aveva scritto l'agenzia Reuters imbeccata dalla procura del Cairo sono state procurate in diversi momenti a intervalli tra le 10 e 14 ore». Questo significherebbe che chi ha seviziato Regeni lo stava interrogando per avere informazioni. L'agenzia Reuters si è spinta più in là, affermando che, visti i metodi d'interrogatorio, «è l'indicazione più forte sul fatto che Regeni sia stato ucciso dai servizi di sicurezza egiziani». Ma il diretto interessato, cioè l'anatomo patologo Hamid, ha smentito ieri di esser stato ascoltato dai magistrati e che, quindi, «si tratta di notizie totalmente inventate e false». A chi credere? Sarebbe comunque alquanto bizzarro che il medico legale, autore dell'autopsia, non riferisca agli inquirenti gli esiti degli esami. Ma tutto è possibile in questa vicenda intricata, che con il passare del tempo appare sempre meno chiara. Le indagini al Cairo intanto proseguono e gli apparati di sicurezza stanno collaborando con gli inquirenti italiani, che hanno già interrogato 24 testimoni. Ma se da un lato più si scava e più sembra emergere la responsabilità dei servizi, dall'altro lato è sempre più energica la smentita da parte delle autorità. La presidenza egiziana ha continuato a rilanciare la pista jihadista. «Attraverso questo atto coloro che vogliono colpire l'Egitto e coloro che sono legati a gruppi terroristici hanno addossato sul ministero dell'Interno egiziano la responsabilità dell'uccisione di Regeni», ha detto la fonte citata dall'Ansa, ricordando che «le conferme del presidente Al Sisi, secondo il quale il terrorismo cerca di danneggiare i rapporti con gli altri Paesi prendendo di mira le comunità straniere, com'è avvenuto nel caso dell'aereo russo» esploso sul Sinai lo scorso ottobre.

In questo modo la fonte presidenziale ha voluto chiarire una frase pronunciata da Al Sisi il 20 febbraio, quando aveva detto sibillinamente: «Chi ha abbattuto l'aereo russo che voleva? Voleva danneggiare solo il turismo? No, voleva danneggiare le nostre relazioni con la Russia e l'Italia».

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