Il nuovo corso di Salvini: berlusconiano e senza barba. "Non parliamo di incarichi ma lui può ambire a tutto"

Il leader leghista studia già il programma: flat tax e sicurezza i primi punti. E punta su un think-tank di esperti guidato da Valditara, allievo di Miglio

Il nuovo corso di Salvini: berlusconiano e senza barba. "Non parliamo di incarichi ma lui può ambire a tutto"

«Ho fatto una promessa a un amico che mi aveva detto: se succede una certa cosa mi prometti che ti tagli la barba? Oggi gli ho scritto: Silvio te l'ho promesso e l'ho fatto. E ora ne faccio un'altra: tra due mesi andrà al governo uno senza barba e con i pantaloni corti».

Matteo Salvini torna sulla scena, accende il motore della campagna elettorale, sua specialità da sempre, e si presenta sul palco con il suo nuovo look glabro. Una decisione arrivata dopo dieci anni e che appare come un ulteriore passaggio lungo un cammino che secondo alcuni è frutto non solo di una scommessa, ma di un rapporto sempre più stretto con Silvio Berlusconi, del quale ascolta con attenzione i consigli e dal quale sta pian piano mutuando anche atteggiamenti e idee. D'altra parte «via la barba che induce diffidenza, giacca abbottonata, mai le scarpe marroni su un vestito blu» sono alcuni dei classici consigli di stile del Cavaliere che a dire il vero negli anni ha rinnovato spessore e volentieri il suo look.

Il leader della Lega in questa fase appare più pragmatico e istituzionale. Utilizza un linguaggio meno crudo e cerca di includere sempre più gli alleati invece di marciare in solitaria, esattamente sul modello Berlusconi, da sempre attento a indossare i panni del federatore del centrodestra. Da tempo, peraltro, Salvini ha fatto proprio uno storico cavallo di battaglia di Forza Italia come la flat tax. Ed è anche grazie alla sua azione che si è subito concretizzato - per questo mercoledì alla Camera - il vertice di coalizione che vedrà al tavolo oltre a lui Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni, Maurizio Lupi, Lorenzo Cesa e Antonio Tajani. Salvini anche con Cesa e Lupi in queste settimane ha mantenuto un rapporto costante, così come ha tenuto a convocare ripetutamente lo stato maggiore del Carroccio e i suoi gruppi parlamentari.

Il leader della lega starebbe anche lavorando per rilanciare quel centro studi di cui si era parlato lo scorso novembre e che può avere la funzione - in vista di una possibile stagione di governo - di fornire idee, spunti e contenuti. Un think-tank che potrebbe dare continuità al rapporto con Giuseppe Valditara, ordinario di diritto privato romano a Torino e allievo di Gianfranco Miglio, che ha già riunito attorno al suo centro studi Lettera150, numerosi docenti universitari ed ex magistrati.

Il leader della Lega non si fa problemi a rivendicare il rapporto affettuoso che ha creato con Berlusconi, con il quale un tempo le incomprensioni non erano mancate. Lo ha fatto anche ieri rispondendo alla domanda di Affaritaliani.it sull'ipotesi del Cavaliere presidente del Senato. «Non abbiamo parlato di incarichi ma solo di programmi, con la sicurezza, il blocco degli sbarchi clandestini e la rottamazione di milioni di cartelle di Equitalia come priorità. Berlusconi? Con tutto quello che ha fatto in Italia e nel mondo, può aspirare legittimamente a qualsiasi incarico, ma non ne abbiamo mai parlato».

Riccardo Molinari, capogruppo leghista alla Camera, parlando con La Stampa, ha invece aperto uno spiraglio sul possibile destino governativo del Capitano. «Salvini tornerà al Viminale? Se la Lega prenderà più voti magari farà anche il premier. La divisione tra governisti, leghisti di Salvini e di Giorgetti, non c'è mai stata, è qualcosa che semplicemente non esiste. Salvini ha coinvolto tutti in ogni decisione del partito».

È una buona idea candidare Berlusconi al Senato? «Per lui sarebbe un grande riscatto, cacciato dal Parlamento nove anni fa con un'operazione in sfregio alle normali regole della democrazia. Il suo ritorno sarebbe positivo».

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