"Obbligo di firma inutile". È polemica sul killer di Iris

Il senzatetto nigeriano da un anno in caserma ogni giorno. Fugatti attacca: "Qualcosa non funziona"

"Obbligo di firma inutile". È polemica sul killer di Iris
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Era appena stato in caserma per l'obbligo di firma Nweke Chukwuka, il 37enne nigeriano che ha ucciso Iris Setti (nella foto), 61 anni, ai giardini di Rovereto. Un obbligo che onorava con regolarità da circa un anno, quando era stato arrestato per aver aggredito una ciclista per strada.

Non avendo una casa, il senzatetto era agli arresti domiciliari dalla sorella e non era stato espulso per varie ragioni: innanzitutto perché era in attesa della prima udienza, fissata a novembre. E poi perché gli era stato rinnovato il permesso di soggiorno, avendo moglie e figli in Vallagarina e mamma e sorella italiane.

Tutti sapevano dei problemi psicologici del 37enne, che frequentava i centri di accoglienza per i senzatetto di Rovereto e che era già conosciuto dalle forze dell'ordine. Ma mai nessuno, nemmeno in carcere, lo aveva sottoposto a una perizia psichiatrica. Anzi, la sua buona condotta in cella gli aveva fatto ottenere l'idoneità agli arresti domiciliari.

Non è chiaro il motivo dell'aggressione di sabato sera. Forse un tentativo di rapina degenerata in una violenza incontenibile: quando i carabinieri hanno perquisito Chukwuda, gli hanno trovato addosso un anello appartenuto alla vittima.

La donna, funzionaria di banca in pensione dal 2021, stava tornando a casa dopo aver fatto visita alla madre anziana. All'altezza del parco è stata aggredita, scaraventata a terra e colpita ripetutamente al volto. Le sua urla hanno richiamato l'attenzione dei residenti dei condomini vicini, che hanno allertato le forze dell'ordine e i soccorsi. La donna è morta all'ospedale di Trento per le ferite riportate. Il suo aggressore è stato fermato poco lontano dal luogo del delitto dai carabinieri grazie all'impiego del taser. Il fatto che Iris Sette avesse i pantaloni abbassati quando è stata soccorsa non fa tuttavia pensare a un tentativo di stupro, quanto piuttosto a una conseguenza della colluttazione.

Dopo l'intervento del ministro dell'interno, Matteo Piantedosi, che ha chiesto «una dettagliata ricostruzione della vicenda», è intervenuto anche il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, rilevando l'urgenza di «un immediato confronto fra i diversi livelli istituzionali». Fugatti si è messo in contatto anche con il commissario del Governo per la Provincia di Trento, Filippo Santarelli, per la convocazione del Comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza pubblica del Trentino. «Occorre capire se qualcosa non ha funzionato e dove si deve intervenire con determinazione e tempestività» ha detto Fugatti.

Mentre si moltiplicano i messaggi di cordoglio per la vittima da parte della politica locale - le verrà anche dedicata una fiaccolata - in molti chiedono anche spiegazioni in merito alla libertà di cui godeva l'uomo nonostante i precedenti.

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