È il giorno dell'atteso via libera dell'Ema al vaccino di AstraZeneca. Un nulla osta alla commercializzazione atteso da tutta Europa. Con un grande punto interrogativo: l'authority darà l'ok alla somministrazione per tutti o solo per gli under 65? I Paesi europei iniziano a decidere. L'Aifa, l'autorità italiana per il farmaco, sembra intenzionata ad autorizzare l'uso della cura solo per la popolazione più giovane. Mentre su questo fronte si scontrano anche Germania e Gran Bretagna.
L'Ema ha chiarito che l'autorizzazione, che dovrebbe arrivare proprio oggi, ci sarà solo «a condizione che i dati presentati sulla qualità, la sicurezza e l'efficacia del prodotto siano sufficientemente solidi e completi. E che l'azienda fornisca prontamente qualsiasi informazione aggiuntiva richiesta per completare la valutazione». Sul tavolo c'è, infatti, ancora il grande dubbio sull'efficacia del vaccino, che sarebbe ferma al 70 per cento, contro il 90-95 per cento garantito da Pfizer e Moderna. In attesa che Ema chiarisca tutti gli aspetti, compresa la platea di cittadini alla quale il vaccino potrà essere somministrato, la Germania ha però già fatto un passo avanti. Formalizzando una serie di restrizioni che prevedono l'inoculazione solo ai tedeschi fra 18 e 65 anni. Questo perché, spiega il ministero federale della Salute, i dati disponibili dimostrano che il prodotto è sicuro solo per gli under 65. Immediatamente è arrivata la risposta della Gran Bretagna, attraverso Paul Hunter, medico e microbiologo e docente alla University of East Anglia: «Sappiamo per certo il vaccino è sicuro anche sulle persone sopra i 65 anni - assicura -. Dai dati preliminari della somministrazione possiamo dire che quasi sicuramente garantisce benefici sostanziali nella prevenzione di un contagio severo della malattia e di un rischio di ricovero in ospedale fra tutte le fasce d'eta». Rincara il premier Boris Johnson secondo il quale i risultati delle somministrazioni già in atto nel Regno Unito dimostrano la «buona risposta immunitaria in tutti i gruppi di età». Una divergenza di posizioni che testimonia quanto il vaccino di anglo-svedese faccia discutere. Il problema naturalmente non può non preoccupare l'Italia, che proprio su AstraZeneca ha scommesso moltissimo. Da parte loro, gli esperti raccomandano cautela.
Recentemente, durante le audizioni sui vaccini anti-Covid in commissione Igiene e Sanità del Senato, il virologo dell'ospedale Bambino Gesù Federico Perno ha fatto presente che «AstraZeneca aveva una efficacia teorica del 90 per cento, ma quando siamo andati nello studio clinico l'efficacia è scesa al 70 per cento». Una situazione che potrebbe portare alla presenza di immunizzati di serie A e di serie B. «Fra i vaccinati con le fiale Pfizer, che ha un'efficacia del 95 per cento, potrebbe contagiarsi uno su venti ha proseguito Perno -. Nel caso di Astrazeneca, tre su dieci». Questo comporterebbe il rischio di vanificare l'intera campagna di immunizzazione. Inoltre creerebbe disuguaglianze difficili da accettare, con i più anziani immunizzati con i prodotti che garantiscono più copertura e i giovani esposti a maggiori rischi.
Il vaccino più atteso nel vecchio continente prosegue il suo percorso in chiaroscuro, mentre la casa farmaceutica ha già annunciato l'intenzione di aumentare la produzione e rendere pubblico il contratto per la fornitura del farmaco stipulato con l'Unione europea. Nel frattempo la stessa AstraZeneca sbarcherà anche in Giappone con 90 milioni di dosi prodotte a livello locale grazie a un accordo di licenza. Indispensabile per recuperare almeno le Olimpiadi rinviate nel 2020.
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