Luca Morisi, guru della comunicazione social di Matteo Salvini, indagato per droga dalla Procura di Verona, aveva in casa due grammi di cocaina, ovvero una quantità di stupefacente per uso personale. Si tratta quindi di un illecito amministrativo e non rischierebbe più di tanto. A confermarlo fonti vicine ai carabinieri, che indagano sull'accaduto. L'iscrizione nel registro degli indagati è dovuta al fatto che lo stesso è accusato da due giovani della cessione di sostanze stupefacenti. I fatti risalgono allo scorso mese, ovvero al weekend a cavallo di Ferragosto. Allora nessuna cronaca ne parlò. Guarda caso qualche giornale tira fuori la notizia a quattro giorni dal voto per le elezioni amministrative. La solita giustizia ad orologeria che fa confidare all'ex premier Matteo Renzi: «La magistratura è in crisi, non lo dice nessuno perché i politici hanno paura di beccarsi un avviso di garanzia, io non ho paura. Sta succedendo un caos dentro la magistratura. L'unico modo per affrontarlo è slegare le correnti della carriera dei magistrati, un magistrato deve fare carriera perché è bravo, perché non commette errori e non mette in galera innocenti. Valutiamolo su quello, non sulla tessera che ha in tasca».
Una strategia per affossare la Lega? Chi pensa che il sequestro di pc, tablet e telefoni cellulari, possa scoperchiare il vaso di Pandora dei segreti social del leader leghista o materiale sensibile del partito, si dovrà mettere l'animo in pace, visto che questa ipotesi non potrà essere presa in considerazione perché oggetto di indagine sono solo i rapporti tra Morisi e i due che lo accusano.
I ragazzi furono fermati in auto dai carabinieri, che li trovarono in possesso di una sostanza liquida. Secondo gli inquirenti si tratterebbe della «droga dello stupro» che cancella nel breve periodo la memoria di chi la assume. A dargliela sarebbe stato proprio Morisi, secondo loro. Uno dei tanti lati oscuri della vicenda: perché indicare subito il nome del presunto fornitore? Da lì la perquisizione nella sua cascina di Belfiore che ha fatto reperire i due grammi di cocaina, neanche nascosta. L'ex spin doctor di Salvini ha ammesso subito l'uso personale, parlando di un «momento di debolezza», di un «periodo difficile» della sua vita. Se si fosse trattato di un personaggio qualsiasi sarebbe rimasto uno dei tanti che assume droghe, ma il nome di colui che ha creato la Bestia, la macchina social che ha fatto la differenza nell'ascesa politica del leader leghista, ha un peso mediatico. Il procuratore della Repubblica di Verona Angela Barbaglio ha spiegato all'Agi che quello tra i due giovani e Morisi si tratterebbe di un «contatto abbastanza occasionale».
Ha anche chiarito: «Non mi pare risulti altra pregressa attività di spaccio né risulti mai indicato da nessuno come ipotetico spacciatore». Riguardo al fatto che si tratti di droga dello stupro, ha quindi tenuto a dire: «Il laboratorio di analisi chimica è subissato di richieste e visto che si tratta di un processo corrente, ordinario, quindi siamo in coda cronologica perché il fatto risale a più di un mese».
Che cosa rischia quindi Morisi? Se fosse accertato che ha ceduto veramente la droga ai due giovani ignoti, che gli inquirenti assicurano non essere legati alla Lega, potrebbe essere incriminato per spaccio e rischiare rischia la reclusione da 6 a vent'anni e una multa fino a 260mila euro.
Se si tratta di quantità irrisorie la pena si riduce alla detenzione fino 4 anni e una multa fino a 10.329 euro. Morisi ha affidato la difesa all'avvocato Fabio Pinelli del Foro di Padova che parla di «fatto banale per quanto riguarda l'Autorità Giudiziaria».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.