Omosessuale e pro Israele: il candidato sconvolge Tunisi

Mounir Baatour, 48 anni, avvocato, scende in campo per le presidenziali. Nel Paese essere gay è ancora reato

Omosessuale e pro Israele: il candidato sconvolge Tunisi

Beirut Quarantotto anni, avvocato, gay dichiarato e aspirante presidente della Tunisia. Mounir Baatour vuole rompere tutti i tabù nel mondo arabo e punta alla guida di un Paese dove l'omosessualità è ancora reato. Il brillante legale è presidente del principale gruppo di difesa dei diritti Lgbt in Tunisia, Shams, e leader del Partito liberale tunisino. Anche in questa veste combatte per questioni per lui importanti: «L'uguaglianza tra donne e uomini», «la difesa delle minoranze» e «il riconoscimento dei diritti degli Amazigh e delle persone Lgbt». Cancellerà anche l'articolo che «proibisce ai non musulmani di candidarsi alla presidenza». «Dopo tanti anni di lotta per i diritti delle minoranze, - puntualizza - ho capito che nessuno può fare il lavoro meglio di me».

«Se diventerò presidente, avvierò un referendum per cambiare la costituzione e proclamare uno Stato secolare - ha precisato -, l'unica garanzia di rispetto per tutti gli orientamenti politici e religiosi». Baatour sa di doversi scontrare con settori della società ancora molto conservatori ma non ha paura di indicare i suoi nemici. «Considero il partito islamista Ennahdha un incubatore ideologico di estremismo - ha aggiunto - Non permetterò che sia associato a nessuna forma di governo». Baatour è stato in prigione per tre mesi nel 2013, accusato di sodomia, e le attività di Shams sono state sospese diverse volte. In Tunisia l'articolo 230 del codice penale condanna l'omosessualità a «tre anni di reclusione». Secondo Baatour prima «dell'arrivo degli islamisti al potere la persecuzione degli omosessuali era meno comune». Ora è un'urgenza.

La sua candidatura ha scatenato reazioni negative sui social. È stato insultato e accusato di «svergognare» la Tunisia. Alcuni avvocati hanno chiesto la sua rimozione dall'ordine perché ne «comprometterebbe l'immagine». Anche sul suo programma politico ha le idee chiare. «Democratizzare il potere rafforzando il peso del Parlamento e dare più peso alle istituzioni locali». Mentre le sue idee in campo economico, mirano «alla crescita della produzione, alla creazione di posti di lavoro». Sorprendente anche la sua posizione su Israele. «Due anni fa, ha espresso il suo sostegno per l'instaurazione di relazioni normalizzate con Israele - ricorda il quotidiano israeliano Haaretz - e ha detto che sarebbe felice di visitare Israele se ne avesse l'opportunità». «È nel nostro interesse economico e per le relazioni internazionali, non possiamo rimanere prigionieri dell'ostilità verso Israele». Da allora, però ha raddrizzato un po' il tiro. «È necessario il riconoscimento dei diritti dei palestinesi - ha aggiunto - e un accordo di pace. Tunisi potrebbe fare da mediatore».

Ma il suo cavallo di battaglia è la lotta per i diritti Lgbt.

Nel gennaio 2019 ha dichiarato al francese Le Point: «Gli omosessuali sono cittadini senza diritti in Tunisia». Qui l'omosessualità è ancora un tabù. La maggioranza dei tunisini crede sia una malattia mentale e ci sono molti che chiedono l'uccisione degli appartenenti alla comunità gay.

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